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Anno edizione: 2019
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Ho affrontato questo libro spinto dalla divorante passione per tutto ciò che riguarda il basso medioevo europeo ed italiano in particolare. Il libro in questione tratta sinteticamente i principali movimenti eretici sorti nel secolo di transizione, il dodicesimo, e sviluppatisi sino alla metà del XIV secolo, non considerando ovviamente la riforma protestante successiva. E' chiaro, sintetico, scritto con una terminologia, però, da addetti ai lavori. Si vede che l'autore ha padronanza assoluta dell'argomento ma, a mio modesto parere, quando si decide di fare un lavoro di sintesi come questo, non lo si intende destinato solo agli addetti ai lavori, ma anche a coloro che intendono approssimarsi ad una conoscenza della materia, anche superficiale. Meno paroloni complicati e più esempi pratici avrebbero reso l'idea in egual misura.
Recensioni
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PACAUT, MARCEL, Monaci e religiosi nel medioevo, Il Mulino, 1989
MERLO, GRADO GIOVANNI, Eretici ed eresie medioevali, Il Mulino, 1989
BROOKE, CRISTOPHER / BROOKE, ROSALIND, La religione popolare nell'Europa medioevale, Il Mulino, 1989
scheda di Sergi, G., L'Indice 1989, n. 9
Le opere divulgative di storia nascono di solito da propositi di sintesi: in tal modo ai lettori non è data la possibilità di accostarsi a personaggi e problemi specifici del passato giovandosi della chiarezza - di linguaggio e di concetti - che è propria degli affreschi generali. Il libro di Merlo è una piacevole eccezione. È originale nell'accompagnarci nell'intricato mondo dei conflitti religiosi medievali attraverso una serie di profili di protagonisti collettivi (umiliati, catari, amalriciani) e più spesso individuali (noti come Arnaldo, Guglielma e Dolcino; meno noti come Giovanni di Ronco e Armanno Pungilupo). Al loro pensiero e alle reazioni della chiesa si perviene attraverso scansioni espositive che rendono accessibili anche le astrazioni dottrinarie. Merlo ha fornito in qualche caso gli esiti semplificati di personali esperienze di ricerca, in altri ha riorganizzato i contenuti di sue precedenti sintesi per adattarli ai quattordici profili, omogenei per tono ed efficacia. Le scelte del libro sono indirizzate dall'idea che fra XII e XIV secolo la chiesa romana, uscita dalla riforma e da Worms con nuove ambizioni di inquadramento globale della vita degli uomini, è conseguentemente intollerante di fronte al contemporaneo liberarsi di diverse e vivaci esperienze religiose.
Nella medesima collana "La religione popolare" di Rosalind e Cristopher Brooke è un prodotto tipico della buona divulgazione tematica anglosassone, con scelte obbligate in alcuni capitoli (reliquie e pellegrini, la santità) e impostazioni più personali in altri (il ruolo della Bibbia e dell'idea di giudizio universale). In tre capitoli centrali i Brooke si tengono ai margini del dibattito più sofisticato sulle definizioni di religiosità popolare: il loro obiettivo, dichiaratamente semplice, è accostarsi non a presunte elaborazioni originali dei ceti bassi, ma al vissuto religioso di laici, in maggioranza analfabeti che, pur determinando movimenti più che sistemi di pensiero, animano alcuni degli aspetti di più lunga durata della storia della cristianità.
Sintesi classica è quella di Pacaut su "Monaci e religiosi", con un percorso ordinato dal monachesimo orientale agli ordini mendicanti. Ciò che a una superficiale lettura può apparire convenzionalismo vanamente celebrativo, è in realtà il modo di essere asettico dell'autore, uno dei maggiori esperti dell'abbazia di Cluny. L'aggiornamento è completo e rigoroso e sono ben rimossi - anche se, per eleganza forse, non esplicitamente combattuti - i luoghi comuni e gli errori terminologici frequenti in tema di regola benedettina, di attività nei monasteri, di nuovi ordini. Se pur con stili diversi, con questi libri è messa a disposizione del lettore italiano una bibliografia che corregge le pigrizie interpretative di gran parte della manualistica scolastica.
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