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Proposto al Premio Strega 2020 da Arnaldo Colasanti.
Nei giorni in cui l'ultima coda dell'estate lascia la Sardegna orientale, a Telévras una bambina di dieci anni sparisce nel nulla. Non parla, teme il latrato dei cani e le urla degli uomini, ed è nera, come i suoi genitori, venditori ambulanti di passaggio in terra sarda. Tutta la comunità si stringe solidale alla famiglia nelle ricerche: dal maresciallo Ettore Tigàssu al mitico centenario Aedo Pistis, fino agli sgangherati avventori della mescita del paese, devoti al vino Cannonau. Un microcosmo a cui il lettore avrà accesso a poco a poco insieme al personaggio dello "straniero", al suo primo incontro (e scontro) culturale con la gente del posto: Ferruccio, milanese, che ha finito di scontare ventisei anni di prigione e deve riprendere confidenza con il mondo. Nel nuovo romanzo di Gesuino Némus ambientato nella immaginaria - e ormai leggendaria - Telévras, nel cuore dell'Ogliastra, il mistero si dipana percorrendo vie mai battute, itinerari irrazionali, in un baccanale di cibo, vino, gioia di vivere e tradizioni sacrileghe.
Proposto al Premio Strega 2020 da Arnaldo Colasanti: «D'estate, nell'immaginaria Telévras, una bambina di dieci anni sparisce nel nulla. Non parla, è nera come i suoi genitori, venditori ambulanti di passaggio. La comunità si stringe alla famiglia nelle ricerche: dal maresciallo Ettore Tigàssu al centenario Aedo Pistis, fino agli strani avventori della mescita del paese, devoti al mitico vino Cannonau. Certo, ovunque scorre un'incancellabile disperazione, eppure la scrittura sembra nutrirsi di una profonda speranza. Pian piano, il mistero della sparizione diventa la forma complessa di un paesaggio, finisce per identificarsi con il mistero e con la bellezza di una terra preziosa, arida, meravigliosa, fatta sì di silenzi e di tradizioni sacrileghe eppure, al tempo stesso, di una forza vitale senza confronti. Nemus, col passo del romanziere di una volta, narra e racconta per far vivere all'unisono i personaggi e i lettori. Nulla è pretestuoso: tutto è necessario, così come la vita o forse come la possibile morte della bambina. Quello che più colpisce del romanzo di Gesuino Nemus è la sua capacità di immaginare la nuda verità dell'esistenza. Un paradosso che solo la vera letteratura sa esprimere.»
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