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Anno edizione: 2021
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Miguel Bonnefoy, con la sua scrittura elegante, evocativa, compone un ritratto familiare profondamente umano, dove la grande Storia entra prepotente in esistenze comuni plasmandole in destini fuori dall'ordinario.
«A 33 anni e al terzo stupefacente romanzo, con Eredità (presso 66thand2nd) Bonnefoy racconta come la fillossera - il pidocchio selvatico che distrusse in pochi mesi secoli di agricoltura francese, dal Mediterraneo all’Alsazia - induce Lonsonier, che ha visto ingiallire in una notte i suoi sei ettari di onorati vitigni, a salpare verso la California, con trenta franchi in una tasca e, nell’altra, l’unico ceppo di vite rimasto sano». - Daria Galateria, Robinson
La casa di calle Santo Domingo, a Santiago del Cile, con i suoi tre limoni a nascondere la facciata, ha ospitato diverse generazioni di Lonsonier. Lì il patriarca, giunto dalla Francia alla fine dell'Ottocento con trenta franchi in una tasca e un ceppo di vite nell'altra, ha visto il suo primogenito, Lazare, annunciare in un giorno di agosto del 1914 la sua volontà di andare a combattere in Europa per una terra che conosceva solo attraverso i libri e i racconti del padre. Lì Lazare abiterà insieme alla moglie Thérèse e costruirà una voliera in giardino per ospitare decine di splendidi uccelli. Lì nascerà Margot, l'aviatrice, che sorvolerà i cieli sopra la Manica durante la Seconda guerra mondiale, e sarà concepito il figlio di lei, Ilario Da, il rivoluzionario, che vivrà le ore più buie della dittatura di Pinochet. Vite condannate a passare da una costa all'altra dell'Atlantico, accompagnate da una lunga serie di dilemmi destinati a non abbandonarle mai, con la misteriosa leggenda di uno zio scomparso come unica eredità.
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Cent’anni (non di solitudine!) nella vita della famiglia Lonsonier. Il patriarca, nel 1873, poco dopo la Comune parigina del 1871, lascia Lons-Le-Saunier (nel Giura) per Valparaiso, dove per errore è schedato come Lonsonier. Nell’agosto 1914 i tre figli, Lazare, Robert e Charles, si recano in Francia a combattere contro l’invasore tedesco. Tornerà solo Lazare, dopo rimozione di un lobo polmonare, nel 1918 e sulla Cordigliera incontrerà Thérèse Lamarthe, ornitologa, che sposerà. La loro figlia, Margot, provetta aviatrice, si trasferirà a Londra durante la Seconda Guerra Mondiale e riuscirà a compiere alcune incursioni contro i nazisti sulle coste francesi. Al rientro in Cile partorirà Ilario Da. Siamo ormai nel 1970 quando S. Allende diventa presidente e instaurerà un regime socialista. H. Kissinger pilota un colpo di stato mandando al potere Pinochet, che instaurerà una tremenda dittatura fascista. Per questa sua azione reproba, Kissinger sarà insignito del premio Nobel per la Pace (nei cimiteri?). Nei 17 anni di dittatura saranno 30mila i prigionieri politici, 25mila gli studenti espulsi, 200mila gli operai licenziati e migliaia presunti comunisti saranno torturati a morte e massacrati (desaparecidos). Ilario Da, fervente comunista, imprigionato, subirà torture inenarrabili, disumane. E’ un romanzo solare che, pur attraversando due guerre mondiali, riesce a catturare il lettore con splendidi racconti umani, al limite anche del surreale, e scolpisce personaggi indimenticabili, di rara ricchezza umana. I primi tre quarti, luminosi, sono di piacevole lettura. Solo l’ultimo quarto si ammanta di nuvole nere narrando gli orrori di una lunga dittatura fascista, elencando in dettaglio orrende torture comminate ai prigionieri politici. Come non ricordare Lungo Petalo di Mare di Isabel Allende? Un superbo affresco, da leggere per non dimenticare gli orrori di ogni dittatura. Un inciso: la Thatcher fu sempre amica di Pinochet e gli fornì armi e appoggi politici.
Romanzo intenso, a metà strada tra sogno e realtà, quasi cesellato attraverso una scrittura fortemente evocativa che ricorda i romanzi di Garcia Marquez. Quattro generazioni raccontate in meno di duecento pagine essenziali, un secolo di speranze e tragedie vissute a cavallo di due continenti da personaggi audaci e nostalgici che si impongono a lungo alla memoria. Così come quella voliera sempre presente, popolata da innumerevoli uccelli, quasi il simbolo del volo che i personaggi tentano a turno di spiccare alla ricerca della propria origine o del proprio destino.
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