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Anno edizione: 2019
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Veramente un bel libro, l'ho divorato (verbo azzeccatissimo in questo caso) in un giorno! Do una stellina in meno solo perché non mi hanno convinto molto gli stralci di diario e alcuni dialoghi, ma resta comunque un ottimo horror.
Primo romanzo horror di Musolino, opera convincente e di sicura forza narrativa, atmosfera disturbante e trama che intriga. La forma esteriore, la qualita' del linguaggio e della sintassi, e' si fluida e scorrevole, ma si potrebbe sperare in futuro, date le capacita' dell'autore, in un qualcosa di piu' complesso e di non immediata fruibilita', la struttura della forma, in se', aggiunge sempre qualita' alla sostanza, e da diversi decenni il linguaggio letterario e' divenuto sempre piu' colloquiale, di semplice approccio al lettore medio, spesso anzi, anche in questo genere, si tende a criticare, a ironizzare, se un autore si diletta in barocchismi, termini desueti, complesse frasi subordinate, o elegante retorica. Linguaggio moderno come riflesso dei tempi, ossia povero di slanci artistici. Un tempo vecchi filosofi scrissero che piu' il linguaggio s'impoverisce, piu' il pensiero e l'immaginazione si rattrappiscono...tutto e' sempre e comunque collegato, materia, pensiero e spirito.
Sull’ex-sanatorio di Pracatinat circolano inquietanti credenze popolari che lo collegano a Famenera. Nel 1944 la struttura era stata adibita a base operativa dai nazifascisti per torturare i partigiani e la popolazione locale presi d’assalto. All’epoca una certa Tilda Clapié, avendo il marito al fronte e i figli da sfamare, era solita andare in giro a elemosinare insistentemente del cibo. Da qui e dalla nefasta reputazione di masca – nome tipico delle fattucchiere piemontesi – discende il suo soprannome di Famenera. Durante l’inverno di quell’anno gli abitanti furono colpiti da una tremenda carestia, inducendo le loro menti spaventate e superstiziose a additare Tilda come capro espiatorio della disgrazia comune, accusandola ingiustamente di nascondere dei partigiani in casa. Ricevuta la segnalazione i tedeschi non ci pensarono due volte a punire Tilda, lasciandola in fin di vita dopo averla violentata e torturata. I suoi figli intanto, impossibilitati a riscaldarsi, vennero trovati morti per il freddo e dilaniati dalla madre che si era vista costretta a cibarsene per non soccombere agli stenti. Un empio spettacolo a cui i crucchi posero fine incendiando l’abitazione. Tra le fiamme si dice che Tilda abbia scagliato maledizioni e improperi vendicativi contro gli infami accusatori e gli aguzzini. Da quel momento in Val Chisone si sono registrate strane sparizioni e misteriosi avvistamenti, alimentando la convinzione che Famenera, cieca e ustionata, si aggiri famelica per la valle e tra le mura del Pracatinat. Un horror suggestivo e disturbante che si legge d'un fiato.
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