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Libro molto profondo, chiaramente riferito agli ultimi giorni del pontificato di papa giovanni paolo II, che però solo alla fine si svela nella sua complessità descrivendo la fine di quest'uomo meraviglioso con una tenerezza e delicatezza imparagonabili.
Qui ci troviamo di fronte ad una lunga lettera, o forse in alcuni casi sarebbe meglio dire testamento, di un papa quasi giunto alla fine dei suoi giorni. Non sarà difficile ad ogni lettore individuare in Giovanni Paolo II questo papa, ma in ogni caso non viene mai detto esplicitamente. Una lunga lettera in cui emergono le ansie, le paure, i ripensamenti di un papa che in fin di vita, analizza il suo operato e la propria vita, lasciandone testimonianza a questo fantomatico Erede, che altro non sarà che il nuovo papa, che mai lui conoscerà, ma che avrà sicuramente conosciuto come vescovo. Pazzi qui si dimostra, come nel precedente Conclave, profondo conoscitore del Vaticano e delle leggi che lo regolano. Un libro quindi che si snoda in una narrazione in prima persone (forma narrativa per la prima volta utilizzata da Pazzi in un romanzo), e non mancheranno certo le tentazioni di Satana che gli apparirà tre volte, come duemila anni fa a Cristo, e che proprio in Cristo forse, questo papa riuscirà a trovare la propria consolazione e redenzione. Dico forse non a caso, perché più di una volta in questa storia Pazzi ci rende questo papa prima di tutto un uomo, un uomo tentato dalla vita e dai suoi peccati come tutti noi, e poi un papa, un papa che talvolta nella propria vita ha percepito forse più come un fardello che come una missione la propria chiamata a governare la Chiesa. Una storia che sembra proprio l'antecedente ideale di Conclave, e che qui trova un finale degno di un passo della Sacra Bibbia.
è un bel libro con un ottima capacità introspettiva.
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