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Splendido resoconto di una generazione forse ancora viva ma già sbiadita, certo non ancora consegnata ai libri di storia, forse troppo recente per essere compresa: quelli dei ragazzi che al termine degli anni che terminano in “teen” ancora sognano davvero. Di cambiare il mondo come priorità, di capire se stessi come tappa necessaria, di affrontare il processo di metamorfosi rimanendo fuori dagli schemi come obbligo verso se stessi. Dimenticatevi quindi quelli degli scioperi del clima: Alex, Enrico e Andrea ascoltano musica buona e leggono libri difficili. Nel frattempo, le loro esistenze serpeggiano fra problemi con scuola, morose, amici infingardi, birre in bottiglia, sberloni attivi e passivi. Come normali diciottenni, ma sempre guidati da un particolare, molto esigente, codice etico. Soprattutto, a differenza di altri, hanno un piano che, nell’impensabile ipotesi che andasse in porto, li metterà davvero a dura prova… La narrazione introspettiva ma frontale, non dostoevskiana; i gradevoli corsivi “tematici” al termine di ogni capitolo; il continuo irrompere di citazioni letterarie e musicali che compongono l’opera in maniera magmatica però mai sulfurea o confusa, lasciandola composta e senza togliere ritmo, lo rendono un romanzo perfettamente fruibile da adolescenti e giovani adulti, che dovrebbero rappresentare il pubblico di riferimento e farne forse un piccolo “cult”. Se l’avesse scritto Enrico Brizzi, cui forse i nomi della coppia protagonista strizzano l’occhio, sarebbe stato un Jack Frusciante con altri presupposti, forse meno anarchico ma anche più maturo, più reazionario e già teso verso Bastogne. Del resto, il finale è sufficientemente aperto da farci sperare in un seguito.
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