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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2018
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Viviamo in un mondo disorientato e disordinato, assemblato in molteplici e confuse forme prive di una prospettiva comune e condivisa di sviluppo: un mondo capace solo «di moltiplicare l’immondo», in cui qualsiasi emergenza naturale (terremoti, inondazioni, siccità, eruzioni vulcaniche…) diventa catastrofe epocale e senza confini. Così è stato per Fukushima, il cui nome rievoca tragicamente nella rima il primo olocausto nucleare di Hiroshima: lì un sisma e lo tsunami che ne derivò provocarono una catastrofe tecnica, con ripercussioni sociali, ecologiche, sanitarie, economiche, politiche di cui è ancora oggi impossibile tracciare un limite, un perimetro nel tempo e nello spazio. Nancy accusa l’intero occidente capitalistico di aver creato negli ultimi due secoli una complessità di sistemi interdipendenti, con l’unico fine del profitto economico e dell’accumulazione monetaria, per cui ogni avvenimento locale si ripercuote a livello universale, con conseguenze inarrestabili e imprevedibili. In questo senso, tutte le catastrofi sono equivalenti, e ad esse non si riesce più a opporre margini e a dare risposte in senso filosofico o religioso: l’energia atomica, anche ad uso civile, rimane un pericolo potenziale dagli effetti spaziali e temporali immisurabili, eccedenti le capacità di controllo tecnico e politico di qualsivoglia superpotenza. Che fare, quindi? Come salvare noi stessi e le generazioni future da questo orizzonte apocalittico che ci sovrasta? Ripensando tutto, suggerisce Nancy. A cominciare da un’idea utopistica di sviluppo inarrestabile, di crescita economica e tecnica proiettata in un domani sempre più ricco e perfetto. Pensare il presente, lavorare per il presente, migliorare il presente. Abituarci all’idea di rifondare una civiltà che, modificando le esasperazioni economicistiche attuali, aiuti a preparare un domani vivibile e sostenibile per tutti, nel quale «la produzione conti meno dell’attenzione al fatto stesso della nostra esistenza».
Recensioni
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