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« il nulla non è o che il non essere non è, già entro in contraddizione perché attribuisco qualche cosa, sia pure il non essere, a qualche cosa che assolutamente non è, non essere : tu non penserai il nulla.....pensare il nulla, la ritroviamo, via via, in tutta la storia della filosofia. La ritroviamo in Platone, il quale compie - come lui stesso dice nel Sofista - un parricidio, perché cerca di pensare il nulla, introduce il nulla nel discorso filosofico. Ma il parricidio, come Platone stesso dimostra, si risolve in un grande elogio, in un trionfo del padre, in un grande elogio di Parmenide, perché in realtà Platone dimostra l'impossibilità di pensare il nulla in quanto nulla. Il nulla può esser pensato soltanto come finzione, solo per analogia, serve per spiegare ciò che altrimenti non potremmo spiegare, cioè la molteplicità, quindi, in definitiva, il divenire. Ma, assolta questa funzione - una specie di finzione - assolta questa funzione, del nulla non ne è più nulla. Ma... ontologia del nulla, ma esiste come trasgressione dell'interdetto parmenideo. Questa ontologia del nulla ... il nulla è il grande rimosso della storia della filosofia occidentale, è chiaro che l'ontologia del nulla non può essere cercata .... ontologia del nulla o meontologia......Plotino, il quale sostiene che il nulla è al di là dell'essere, anzi....Perché appunto l'arte, è quella che ci rende sperimentabile il paradosso dei paradossi, il paradosso per cui l'essere, la verità dell'essere è, ma è sempre altra da sé. Le opere d'arte di che cosa parlano, se non della verità dell'essere? Ma ..... »
“Aymard, successore di Braudel, propone di fare i conti con la scienza, di partire da matematica e teorie del caos; si orienta verso rappresentazioni non lineari del tempo e l’analisi delle società in termini di sistemi dinamici. Le analisi della disseminazione, della biforcazione, della complessità o dell’analisi stocastica invitano a rimettere in discussione certezze e teorie" ed avrebbero affascinato lo stesso Braudel che cercava di individuare i possibili contatti tra vari settori di ricerca. L’esistenza di alcuni paradigmi pare siano presenti, sottotraccia, in alcune pagine, lette e commentate dall’autore, di Parmenide, Pitagora, Eraclito, Platone, Aristotele, Plotino, Agostino, Leibniz e Newton. Per Petitot il significato epistemologico della teoria di Thom è compatibile con il kantismo: la Critica della ragion pura insiste sul carattere costitutivo di conoscenza scientifica della geometria e della matematica, cioè, in linguaggio kantiano, sul fatto che la matematica è fatta di Giudizi sintetici a priori. L’analisi procede coi rapporti tra il nulla e l’arte, per soffermarsi sui fondamenti della ragione ed i temi connessi a Verità e Teoria, affronta poi il significato della dynamis ed il problema del Tempo per chiudere con Gödel. Il nulla viene posto in relazione alla morfogenesi thomiana e non solo ai suoi rapporti con l’epistemica bensì all’arte con suggestivi intrecci, collegamenti e salti storico-temporali. Isteresi, pregnanza, salienza, singolarità, morfogenesi sono utensili validi per le scienze, la filosofia, e per l’estetica. Il testo è una rielaborazione di tesine per gli esami con i Proff. Givone, Lanfredini, Galluzzi e Dalla Chiara; l’autore integra i precedenti lavori con nuove riflessioni ed interpretazioni ed accenna ad una nuova terminologia. Il lettore individuerà altri topoi e potrà stabilire la fondatezza dell’argomentare. G. Camilla Iannacci
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