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«Mai donna ha rinnegato al pari di lei le grazie del suo sesso» scrisse di lei una perfida testimone del tempo. Elisa Bonaparte, Principessa di Lucca e Piombino, Granduchessa di Toscana, dove ha lasciato un buon ricordo, è forse il personaggio meno noto della famiglia di Napoleone. Donna capace e ambiziosissima, plasmata dal più colto e intellettuale dei fratelli Bonaparte, Luciano, riesce a conquistare l'ammirazione dell'Imperatore: «Elisa è il migliore dei miei ministri». In questo monologo Ernesto Ferrero coglie Elisa nell'imminenza della sua caduta, in una notte della primavera 1814. La granduchessa rievoca la sua giovinezza solitaria, la ricerca di un'identità, i complessi rapporti con la famiglia e con i numerosi favoriti (che la tradiranno crudelmente), la passione per il teatro, i trionfi e i dolori. Ne esce l'autoritratto di una delle poche donne - insieme a Maria Luigia - capaci di improntare di sé un'epoca. Nelle sue confessioni si possono cogliere in filigrana le esaltazioni di un momento storico di rara intensità, in cui tutto è smisurato e sembra diventare realizzabile l'ambizione di rifare il mondo.
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