Elias Portolu

Immersi nell'atmosfera di una città di Nuoro ottocentesca, con i suoi riti, le sue feste e la laboriosità pastorale, il lettore è pienamente coinvolto nella drammatica passione del giovane Elias; ne segue il travaglio interiore e con lui soffre per le ricadute nel peccato. Si è incantati dalla descrizione dei paesaggi misteriosi e fatati anche se talvolta ripetitivi e oleografici, ma una lettura appassionante per la trama e per la descrizione della vita e delle tradizioni di questa affascinante città.

L'amore e il desiderio per la fidanzata (e poi sposa) del fratello, il peccato e il senso di colpa per non aver saputo dominare il proprio istinto, la ricerca affannosa e inquieta di gesti che rimedino al torto commesso: sono questi gli ingredienti della storia d'amore di cui ci narra l'Autrice, sullo sfondo di una Sardegna arcaica dove i vincoli famigliari ed il senso morale appaiono molto radicati nella cultura e nei comportamenti di tutti i protagonisti. Una vicenda umana delicata e un po' amara che si conclude, dopo la nascita di un figlio "illegittimo", con una vocazione sacerdotale riparatoria. Un finale tragico ma impregnato di profondo senso spirituale ("l'anima sua si trovava finalmente sola, purificata dal dolore, sola e libera da ogni umana passione, davanti al Signore grande e misericordioso"). Toccante e commovente.

Uno dei 4 o 5 CAPOLAVORI della Deledda. Si legge d'un fiato, scorre veloce come la stupenda natura descritta dalla scrittrice; colpisce al cuore l'impressionante odissea emotiva di Elias. Inavvicinabile dalla stragrande maggioranze dei romanzi contemporanei!