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El Alamein. La linea del fuoco
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El Alamein. La linea del fuoco di Enzo Monteleone - DVD
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El Alamein. La linea del fuoco
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Descrizione


La disfatta italiana in Africa del 1942 nella battaglia di El Alamein, in Egitto, quando l'esercito italo - tedesco fu decimato dalle truppe inglesi del generale Montgomery. Le storie personali di alcuni soldati italiani, l'impreparazione, la sofferenza e la paura di un esercito male equipaggiato.
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Dettagli

2002
DVD
8010020025459

Informazioni aggiuntive

Medusa Home Entertainment, 2012
Medusa Home Entertainment
117 min
Italiano (Dolby Digital 5.1)
Italiano per non udenti
Wide Screen

Valutazioni e recensioni

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LorBar
Recensioni: 5/5

ilm bellissimo che racconta il dramma quotidiano dei soldati italiani mandati a morire nel deserto. La narrazione avviene attraverso il punto di vista dei fanti della "Pavia", in particolare di un giovane studente universitario partito volontario per il fronte, il cui entusiasmo si scontrerà con la realtà del deserto infernale, con la sete, le granate inglesi e la sconfortante sensazione dell'abbandono. Per me è un film assolutamente valido che merita di essere visto e rivisto. Consiglio anche la visione del documentario "I ragazzi di El Alamein", realizzato dallo stesso regista Monteleone, all'interno del quale sono descritte molte situazioni presenti nel film "El Alamein- La linea del fuoco", raccontate dagli stessi reduci.

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Michele Bettini
Recensioni: 5/5

A prescindere da tutto El Alamein è un bellissimo film, perché coinvolge lo spettatore. In battaglia non c’è scontro di partiti, ma di uomini che vengono comandati e che debbono eseguire gli ordini. E’ doveroso ricordare le sofferenze di quegli uomini, anche qui. Uno dei personaggi, andando volontario, ha creduto di farlo per la patria. In questa battaglia i vincitori inglesi quasi non si vedono, mentre si subiscono e si odonoi loro ordigni e le loro rappresaglie aeree, mentre muoiono anche loro. Interessante. Forse anche chi combatte cerca di evitare di vedere il nemico, per non essere visto e preso di mira a sua volta. I morti sono tra i sicuri perdenti, per rispondere a quelli che si limitano a dire che la storia la scrivono i vincitori. A chi parla di cultura di sinistra e di destra bisognerebbe spiegare che la storia e il cinema debbono ricostruire le situazioni e non costringere i fruitori a prendervi parte. Il film evidenzia le situazioni di alcuni italiani posizionati nell'estremo sud del fronte. Non poteva essere un documentario, anche perché dell’Ariete e della Folgore si era già tanto parlato. L’opera di Monteleone mostra l'inutilità di una guerra voluta da gente irresponsabile e nulla concede alla retorica. Il mio amico Bruno Martellotta, che ad El Alamein era ufficiale e fu fatto prigioniero quando era quasi disidratato e affetto da dissenteria, mi avrebbe raccontato, nell'anno 2000, che le forze armate italiane erano troppo inferiori e che sarebbe stato impossibile vincere quella battaglia. Il valore può dimostrarsi in altri modi, più nobili delle ragioni che spingono gli uomini ad uccidersi che dopo si dimostreranno momentanee, relative e non idonee. Le nuove generazioni non apprebdono mai bene la lezione, sono sempre poco sensibili al passato, al punto che sono destinate a ripeterlo. Il non voler ricordare non aiuta.

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michele b.
Recensioni: 3/5

il film presenta degli aspetti piacevoli e che condivido, altri che condivido meno: gli effetti scenici non sono grandiosi come avrebbero potuto fare gli americani: pochi mezi da guerra, pochi aerei, non molta azione e qualche scena inverosimile, come il mitragliere italiano che continua a falciare gli inglesi con la sua "Breda" pur essendo stato circondato e superato da questi e senza venire ucciso all'istante. Il film in sè è abbastanza veritiero, fotografa bene la triste e frustrante condizione dei nostri soldati, i disagi materiali, i progetti imperiali strampalati che i militari al fronte non condividono in quanto irrealizzabili.Storicamente va detto che questa battaglia avrebbe potuto volgere diversamente, senz'altro.Il film inoltre si occupa di una divisione marginale (ma che sicuramente ben figurò anch'essa, anche se dal film no trapela molto) la "Pavia" anzichè dei leoni della "Folgore" (come li definì Churchill), e non esalta granchè l'eroismo che storicamente TUTTI hanno riconosciuto al soldato italiano nel corso della guerra in NordAfrica.Questo almeno in parte poteva essere fatto, come tributo ai tanti che si sacrificarono prima di tutto per l'Italia, quantomeno perchè il film ha scelto di trattare il tema di EL-Alamein.La retorica politica, evidente e stridente nella scena del cavallo bianco di Mussolini, che giunge al fronte per errore al posto del convolgio dei viveri, è secondo me troppo figlia del clima culturale attuale, che vuole strumentalizzar per forzza tutto a discredito dei tempi andati. Nel complesso al di là di queste personalissime opinioni, il film presenta un buon cast, le figure di ufficiali e soldati sono azzeccate, il cameratismo si intuisce, molte scene sono toccanti come la caccia al cecchino inglese, il timore che gli inglesi abbiano forzato nottetempo il campo minato, l'attesa dell'attacco e persino la scoperta delle pitture rupestri che per una attimo sospendono la riflessione spostandola dalla guerra al perchè delle vita e alla nostalgia di casa. Ne consiglio la visione.

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Conosci l'autore

Paolo Briguglia

1975, Palermo

Attore italiano. Uno dei volti più noti della sua generazione, attivo anche in ambito televisivo, esordisce in The Protagonists di L. Guadagnino (1999), docufiction sospesa tra inchiesta e riflessione metalinguistica. Si rivela al grande pubblico nell’intenso ruolo di Giovanni Impastato, fratello di Peppino nel film di M.T. Giordana I cento passi (2000). Subito dopo ottiene due parti da protagonista: lo studente piccolo-borghese alle prese con l’ambiente nobiliare e la sudditanza intellettuale nei confronti di Tomasi di Lampedusa in Il manoscritto del principe (2000) di R. Andò e quello che precipita volontariamente nell’inferno della seconda guerra mondiale in El Alamein - La linea del fuoco (2002) di E. Monteleone. La pulizia dei tratti e la delicatezza della figura finiscono per associare...

Pierfrancesco Favino

1969, Roma

Attore italiano. Diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, si dedica da subito alla professione teatrale lavorando in molti spettacoli di L. Ronconi. Noto a molti per alcune interpretazioni in varie fiction italiane (Amico mio, Padre Pio, Gli insoliti ignoti), approda presto al grande schermo: colleziona una doppia nomination (David, Ciak d’Oro) vestendo i panni del sergente Rizzo in El Alamein (2002) di E. Monteleone. Acquista notorietà tra il grande pubblico con Da zero a dieci (2002) di L. Ligabue, a cui segue una serie di apparizioni in film di discreto successo, quali Passato prossimo (2003) di M.S. Tognazzi, Mariti in affitto (2004) di I. Borrelli, Le chiavi di casa (2004) di G. Amelio, Nessun messaggio in segreteria (2005) di P. Genovese e L. Miniero, Amatemi...

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