Negli ultimi anni si è acceso un notevole interesse nei confronti di quello che è stato definito "l'altro movimento sociale cattolico" da parte degli studiosi di storia sociale e storia economica, impegnati nell'affrontare uno dei nodi della nostra vicenda storica, cioè il ruolo che i cattolici hanno avuto nel primo consistente sforzo compiuto dal Paese per modernizzarsi; in tale processo un ruolo significativo, soprattutto in ambito locale, è stato ricoperto dalla nascita e diffusione delle congregazioni religiose, tra cui la Sacra Famiglia di Nazareth di Brescia, fondata da don Giovanni Piamarta. Egli intuì che la formazione religiosa non poteva essere realizzata scindendola dagli interessi e dalla soluzione dei problemi legati al futuro professionale dei giovani, inserendo questa prospettiva nella più ampia tendenza del mondo cattolico di quegli anni, che incominciava a interessarsi sempre maggiormente al problema dell'istruzione tecnico-professionale. La polemica di fine Ottocento sul futuro economico dell'Italia vide il sacerdote bresciano interessato a porre come tema di fondo non tanto la scelta tra vocazione agricola o industriale del Paese, quanto l'investimento sul capitale umano, rivolgendo la propria attenzione sia al mondo industriale e artigianale che a quello agricolo, grazie agli insegnamenti di padre Bonsignori.
In loro non vi fu il timore, ma il senso della modernità, rivelando una visione cristiana della società comune a gran parte degli ambienti cattolici lombardi, in cui Brescia appare come terra di frontiera. Porre al centro dell'economia l'uomo, così come vuole l'insegnamento sociale cristiano, la difesa della sua dignità e la consapevolezza della sua libertà, a sua volta fondamento della responsabilità sociale ed economica di ciascun individuo, è la modernità di don Piamarta e di padre Bonsignori, i quali colsero che la realtà economica e sociale è più complessa dei soli schemi razionali dell'economia quantitativa in cui si vuole spesso rinchiuderla.
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