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"Magia! Musica! Macchine! Un delitto e un fantasma!". A dispetto delle apparenze, non si tratta di un annuncio sul cartellone di un teatro di Broadway, ma di un verso che John Dryden e Nathaniel Lee fanno pronunciare all'epilogo del loro Oedipus, tradotto per la prima volta in italiano da Marisa Sestito per la collana di classici inglesi Marsilio diretta da Giovanna Mochi.
Una tragedia nerissima, notturna e visionaria, che si può definire con le parole di Creonte, perfido villain deforme e traditore: "Un capolavoro di orrore, tremendo, mai visto!". Davvero mai vista dal pubblico italiano, questa "bella e infedele" riscrittura del mito greco è un esempio del migliore teatro inglese e un punto di svolta nella sua storia. Irregolare sin nell'origine, Oedipus nasce dell'incontro tra due figure tra loro diversissime: Dryden, uno dei più influenti e noti scrittori della Restaurazione, poeta e funzionario per la repubblica di Cromwell e figura di spicco alla corte Carlo II, e "Mad Nat", all'epoca venticinquenne autore di poche, scure tragedie, morto in miseria dopo essere stato in manicomio. Impugnando Sofocle come un'arma, Dryden e Lee sferrano un attacco diretto a Corneille, al suo &Oelig;dipe del 1657 e alla tragédie héroïque in generale, che con i suoi versi rimati deteneva il favore del pubblico londinese sin dalla riapertura dei teatri; con l'uso del verso sciolto al posto della rima Dryden e Lee imprimono una netta svolta al gusto "francofilo" del teatro dell'epoca, tornando alla lezione di Shakespeare e degli elisabettiani. Lo spettro di Laio, la deformità di Creonte e il sonnambulismo di Edipo sono solo i calchi più evidenti del poeta di Stratford, la cui memoria riaffiora in numerosi passi resi evidenti nella traduzione in versi di Sestito.
In Oedipus Shakespeare è ormai un classico, modello e fonte di variazioni come i greci e i latini; riappropriandosi del teatro tragico elisabettiano e giacomiano, la tragedia della Restaurazione se ne discosta però per almeno due aspetti essenziali: l'estremizzazione dell'aspetto scenotecnico che rende le macchine parte del dramma e non solo strumenti di servizio e la presenza sulla scena di attrici donne, proibita sino al 1642, anno della chiusura dei teatri. Figure eroiche e fragili a un tempo come quelle di Giocasta e Euridice sarebbero state impossibili senza interpreti femminili, così come la conturbante tenerezza dell'incesto tra Edipo e Giocasta. La novità più profonda e sconvolgente dell'Oedipus è però la sua conclusione, suggerita agli autori dalla turbolenta situazione politica del 1678, anno della fasulla congiura gesuitica nota come Popish Plot. Stravolgendo il dettato di Sofocle, Edipo e Giocasta si uccidono, portando con sé Antigone, Eteocle e Polinice, dopo che sono morti Euridice, Creonte e Adrasto. Alla tragedia di un re maledetto come Edipo, colpevole per decreto divino, non c'è futuro o possibilità di redenzione, come non ci sono Eumenidi per gli individui della Restaurazione, che con la piccola sonda della ragione vogliono "saggiare l'abisso della giustizia divina".
Stefano Moretti
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