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Economie di scala e organizzazione industriale
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Descrizione


Per alcuni decenni nel secondo dopoguerra è prevalso, in Economia industriale, il paradigma della superiorità tecnologica della grande impresa, che associava l'efficienza nelle industrie più moderne alla realizzazione di importanti economie di scala e queste alla grande impresa. Negli anni '80 il ruolo delle economie di scala nella spiegazione dell'organizzazione industriale viene drasticamente ridimensionato, ma viene spesso conservata l'idea della necessaria superiorità della grande impresa: qui superiorità transnazionale e strategica. L'autore intende riconsiderare e rivalutare il ruolo delle economie di scala (e di varietà).
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Dettagli

1995
1 gennaio 1995
Libro tecnico professionale
208 p., ill.
9788820490959

Voce della critica


scheda di Enrietti, A., L'Indice 1996, n. 6

Due gli elementi di fondo del libro: dal punto di vista teorico, l'articolo di Stigler del 1951 sulla relazione inversa tra livelli di interazione verticale delle imprese di un'industria ed estensione del mercato di sbocco dell'industria stessa in presenza di rilevanti economie di scala; da quello applicato, la problematica dei distretti industriali, di cui Bellandi è uno studioso. Dopo l'esposizione del modello di Stigler, centrato sul carattere organizzativo presente nelle economie di scala (il ciclo di vita del settore), Bellandi passa ad analizzare le critiche di Williamson a Stigler, secondo cui sono i costi di transazione, e non la tecnologia, che definiscono la struttura organizzativa di un'industria. L'autore pone però in evidenza la visione puramente oggettiva che Williamson ha della tecnologia, mentre per Stigler questa incorpora risorse personalizzate nell'imprenditore. Il ruolo dell'imprenditore diventa significativo quando si considera il "mondo" (à la Salais, Storper) della specializzazione flessibile, dei distretti, dove cruciale è la capacità di adattamento sfruttando la divisione del lavoro tra produttori specializzati: in questo caso le economie di scala sono rappresentate dalle economie esterne alle singole imprese ma interne al dato sistema di produzione. Gli ultimi capitoli sono dedicati all'analisi della transizione tra equilibri tecnico-organizzativi di un sistema di produzione sotto la pressione del potenziale allargamento del mercato, utilizzando il modello di Silver che lega la variabilità del livello di integrazione verticale con l'introduzione e il successo di innovazioni, per concludere su di uno studio di situazioni ipotetiche di transizione. Un libro stimolante teoricamente, per le prospettive nuove che apre su temi ampiamente dibattuti, come le economie di scala e i distretti.

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