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L' economia della farfalla. Società, mercato e comportamento - Paul Ormerod - copertina
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Descrizione


Partendo dalla curiosa analogia biologica tra il comportamento di una colonia di formiche e quello di individui e imprese, Paul Ormerod mostra come si possano chiarire i problemi più disparati, per esempio perché tra prodotti concorrenti spesso prevalgono quelli tecnologicamente inferiori, o perché gli effetti del governo sull'economia siano in larga parte illusori, o spiegare Hollywood e i mercati dei cambi. E' necessario dunque costruire una nuova scienza economica organica che, smontando le analisi convenzionali di tipo meccanicistico, edifichi su analogie di tipo biologico quella che Ormerod, prendendo a prestito un'immagine cara ai divulgatori della teoria del caos, chiama l'economia della farfalla.
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Dettagli

2003
1 gennaio 2003
XLVI-240 p., ill.
9788846100467

Valutazioni e recensioni

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Stefano Pedrazzi
Recensioni: 4/5

Non sono daccordo con la recensione precedente. Pur non essendo tremendamente rigoroso (ma di questo l'autore è consapevole, e non è il suo obiettivo), il libro si rivela piacevole da leggere e propone alternative valide e in questo momento assai "calde" per chi si occupa di economia, con un linguaggio semplice e alla portata di tutti. Utile per le persone che non ne sanno tanto di economia, ma che cominciano ad avere sentori che ciò a cui ci stiamo affidando non sia la strada corretta...

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Umberto Loschi
Recensioni: 2/5

Ormerod si perde in chiacchere e aneddottica varia.... non un gran chè.

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Recensioni

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Voce della critica

Occorre cambiare il modo di vedere l'economia: "La società umana è molto (più) simile ad un organismo vivente, il cui comportamento può essere compreso soltanto esaminando le complesse iterazioni tra le singole parti che lo compongono", si legge nella prefazione di Ormerod. Non si può quindi più considerare l'economia e la società "alla stregua di una macchina dal funzionamento complicato, ma in fondo prevedibile e governabile".

La visione fornita dall'economia tradizionale è, se non completamente errata, quanto meno deviante. Essa si basa infatti su una concezione meccanicistica, la cui conseguenza concezione è chiara: se l'economia funziona come una macchina, per quanto complicato possa esserne il funzionamento, una volta compreso, tale funzionamento diventa prevedibile. Se così è, l'essere umano può modificare il funzionamento del sistema economico. Si potrà cioè attenuare l'effetto di una recessione, limitare l'inflazione dovuta a un periodo di espansione ecc. Nel corso della storia, tuttavia, le previsioni sull'andamento economico dei vari paesi si sono spesso dimostrate errate e le politiche di governo non hanno ottenuto gli effetti desiderati. L'economia non sembra, quindi, così "prevedibile e governabile".

Questo accade perché l'economia tradizionale sottovaluta l'iterazione tra gli individui, ma la società civile ed economica è composta soprattutto delle relazioni tra individui con azioni e retro-azioni. Un modello biologico, quello del comportamento delle formiche, fornisce una rappresentazione più corretta della realtà economica L'interagire degli agenti economici assomiglia all'interagire di un gruppo di formiche e non è un insieme aggregato di decisioni di singoli individui razionali guidati dalla massimizzazione dei loro interessi individuali, come ipotizza l'economia tradizionale. Come si comportano le formiche? Se vicino a un formicaio si pongono due mucchietti di cibo identici ed equidistanti, A e B, come si divide la colonia di formiche tra i due mucchietti? "Supponiamo che ciascuna formica esca dal formicaio e scelga a caso uno dei due mucchietti, poiché trova del cibo da riportare indietro la prossima volta che uscirà sarà incentivata a dirigersi nello stesso luogo. Dal momento che il mucchietto viene sempre reintegrato vi troverà sempre del cibo".

Se così fosse, la distribuzione delle formiche sarà casuale: "La direzione presa da una formica quando esce per la prima volta dal formicaio in cerca di cibo equivale al lancio di una moneta, e l'esperimento è progettato in modo che la formica sia fortemente incentivata a continuare a continuare a rifornirsi dal primo mucchietto scelto. Perciò in teoria potremmo aspettarci che la colonia si divida secondo una proporzione qualsiasi. Le probabilità che si avvicini a 50:50, cioè al valore a cui tende normalmente un numero elevato di lanci, sarebbero buone, ma in linea di principio è possibile qualsiasi distribuzione".

Le formiche lasciano però una scia di secrezioni. Esse sono quindi in grado di indirizzare interi gruppi. Se ciascuna formica quando esce per la prima volta si dirige sul mucchietto A o B, la distribuzione finale degli insetti fra i due mucchietti sia aggirerà intorno al 50:50. Ma quando dal formicaio escono poche formiche, la distribuzione potrebbe anche essere uguale ad A, A, A, A, B (escono solo 5 formiche). Le altre formiche, guidate dalla scia andranno a cibarsi nel mucchietto A. Quindi, un piccolo gruppo di formiche può influenzare un'intera colonia. Potrebbe crearsi una suddivisione molto squilibrata fra i gruppi. "Una volta che lo squilibrio si è creato, le proporzioni non cambiano più". In realtà ciò non avviene. "La percentuale di occupanti del formicaio che visitava ciascun sito continuava ad oscillare in modo apparentemente aleatorio. (...) Talvolta gli spostamenti erano non solo molto ampi (per esempio 80:20 o 20:80) ma anche molto rapidi".

Gli esseri umani, come le formiche, hanno tre possibilità: rifornirsi nel mucchio già visitato, cambiare mucchietto se influenzati o infine cambiarlo di propria volontà. Se gli uomini imitano le formiche vi saranno continue fluttuazioni tra una situazione e un'altra e, nel breve periodo, non sarà possibile prevedere alcuna regolarità.

Il nocciolo dellÆEconomia della farfalla, che ribattezzerei l'"economia delle formiche", sta tutto qui.

Quali tipi di problemi pone un modello simile? Per prima cosa non credo esista né un modello né una teoria che possano spiegare, descrivere e interpretare tutti i fenomeni economici Condivido sia lo scetticismo sulle possibilità predittive dell'economia tradizionale e il dubbio di un utilizzo spesso sterile della matematica. Tuttavia, il riconoscimento dell'impatto degli atteggiamenti sociali nel comportamento degli individui non basta. Le formiche sono proprio necessarie per spiegare tutto ciò? Forse sarebbe il caso che l'economista, in quanto scienziato sociale, si rivolga non solo alla meccanica o alla biologia ma anche alla sociologia, alla storia, all'antropologia e alla psicologia. Quest'ultimo è un aspetto che manca totalmente nel libro di Paul Ormerod. Il suo modello può spiegare alcuni fenomeni economici meglio di quello dell'economia neoclassica , ma rischia di essere ugualmente totalizzante e semplicistico.

La capacità di modellare un'idea attraverso la matematica può solo aggiungere precisione e rigore all'idea stessa. Questo lo considero uno degli aspetti positivi della scienza economica ma, come dice un economista del comportamento, "è meglio essere elegante e sbagliare in modo preciso o essere un po' confuso e vago ma nel giusto?(Richard Thale, The Winner Curse Paradoxes and Anomalies of Economic Life, Princeton University Press, 1992). Il libro di Ormerod ha il pregio di porre la questione, ma le sue argomentazioni contengono gli stessi difetti che l'autore attribuisce all'economia tradizionale. Ormerod sostiene che il consumatore neoclassico non è in grado di effettuare i calcoli necessari per massimizzare la propria utilità, ma utilizza per le sue simulazioni il calcolo stocastico o la teoria del caos che nessun consumatore è in grado di utilizzare. Sostiene che nessuno può prevedere nulla nel lungo periodo, ma qual è la rilevanza di tutto ciò se, come diceva John Maynard Keynes, "nel lungo periodo siamo tutti morti" (A Tract on Monetary Reform, Macmillan, 1923)?

Inoltre, gli esseri umani non sono formiche, hanno preferenze ed emozioni. Sapere come queste ultime si formano, se mutano secondo il contesto di scelta, se possono essere influenzate, è importante. Daniel Kahneman (premio Nobel 2003) e Amos Tversky spiegano come preferenze diverse si possano formare in contesti diversi, come il modo di funzionare del nostro cervello determini diversi modi di semplificare e affrontare le scelte, e questo è di vitale importanza nelle applicazioni della teoria economica. La loro critica all'economia neoclassica è assai più radicale di quella proposta nellÆEconomia della farfalla e si basa sul modo con cui gli individui ragionano, su come essi affrontano scelte rischiose e incerte. Viviamo in modo incerto. Non sappiamo quale sarà il livello dei prezzi, né se Bin Laden sarà catturato. Non solo non siamo in grado di prefigurarci con esattezza le probabilità per cui determinati avvenimenti accadono, ma spesso non sappiamo immaginare l'insieme completo degli eventi possibili. La scelta potrebbe non essere quella tra il mucchietto A o B, potrebbe improvvisamente comparire un mucchietto C, oppure le formiche potrebbero improvvisamente scomparire del tutto perché la temperatura del pianeta è diventata troppo alta.

Il libro sottolinea tuttavia che esiste un effetto delle scelte individuali sul complesso della società. L'iterazione degli individui influenza il funzionamento del sistema nella sua totalità. Diviene, quindi, problematico ridurre il problema dell'aggregazione delle scelte individuali di consumatori e imprese alle scelte del consumatore o dell'impresa rappresentativa, come fa l'economia neoclassica. Ma non sostituiamo alla mistica del mercato quella delle formiche.

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