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scheda di Enrietti, A., L'Indice 1996, n. 6
Una delle caratteristiche costanti della politica industriale italiana, soprattutto negli anni settanta e ottanta, è stata il suo carattere assistenziale verso le varie situazioni di crisi (valgano per tutti la cassa integrazione speciale e i prepensionamenti), con la conseguenza di protrarre nel tempo la vita di imprese, o di parti di settori, che avrebbero dovuto uscire dal mercato. Il libro di Guelpa affronta appunto il tema di come gestire il disinvestimento, o l'uscita, dai settori in declino strutturale, sottolineando il fatto che questo problema si farà negli anni sempre più importante, a seguito dei processi di rispecializzazione produttiva dei vari paesi. La prima parte del volume è di carattere teorico, incentrandosi sull'efficienza delle diverse forme di uscita di mercato (acquisizione, liquidazione, fallimento) e sulle condizioni di concorrenza nella fase del declino. La seconda parte affronta invece gli aspetti empirici e di politica industriale: il punto di partenza è che i fallimenti delle soluzioni di mercato rendono necessario un intervento pubblico, il quale, in alcuni casi, può accompagnarsi a un rilassamento della politica antitrust, quando sono dei cartelli tra produttori a gestire il processo di uscita. Esemplare è il caso della siderurgia europea negli anni ottanta con la politica di eliminazione concordata di capacità produttiva e di prezzi minimi. Per quanto riguarda l'Italia, la posizione di Guelpa è che la nostra industria non abbia saputo gestire al meglio il declino di alcuni settori (il riaggiustamento è stato lento e la selezione non sempre ha eliminato le imprese meno efficienti), quando in altri paesi il declino stesso è invece diventato una risorsa competitiva. Il volume termina notando come, a livello di Comunità europea, l'intervento di politica industriale sia sempre più orientato alle aree di declino.
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