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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2014
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I primi capitoli del volume sottolineano le modalità negative con cui la modernità ha deturpato il paesaggio, inquinando non solo materialmente ma anche ideologicamente l’integrità e l’autenticità dell’habitat fisico e mentale che ci circonda: dal giardino alla discarica, dalla sovrapproduzione di merci di consumo allo scarto incontrollato di rifiuti, dalla creazione di panorami sintetici alla distruzione di qualsiasi coltura spontanea. Per inventare una nuova etica della cultura ambientale, secondo Iovino bisogna abbandonare sia i modelli di dominio ideologico che impongono filosofie totalizzanti sia le tecniche di produzione interessate solo alla commercializzazione globalizzata, favorendo invece politiche di gestione del territorio su base locale, e un nuovo umanesimo, non più antropocentrico, ma espressione di una comunità bioetica più vasta. Tra i quattro scrittori presi in considerazione nella seconda parte del volume, di Annamaria Ortese è ben noto lo sguardo di solidarietà e compassione verso ogni forma di vita: animali, vegetali, esseri umani derelitti, territorio deturpato. La stessa idea del femminile come complessità perturbante anima le pagine de La passione secondo G.H. di Clarice Lispector, in cui la protagonista schiaccia volontariamente una blatta, interrogandosi poi sull’essenza dell’individualità umana nella sua differenziazione con il mondo animale. Del provenzale Jean Giono, Iovino mette in luce il messaggio pacifista di speranza sociale, in una visione bio-comunitaria che accomuna il destino delle persone a quello delle piante, delle erbe, dei corsi d’acqua e di chi li abita, prendendosi cura dell’altro da sé. Ma sorprendente e originale è soprattutto il capitolo dedicato a Pasolini, della cui sensibilità ecologica in pochi sembrano aver tenuto conto. Esempio alternativo all’intellettualità monoculturale, Pasolini ha sempre praticato una particolare educazione allo sguardo inclusivo, sia sul piano sociale e politico, sia sul piano linguistico.
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