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Partendo dall'apparizione dell'Ecce Homo a Madrid, accompagnata da un coro di consensi senza precedenti per un'opera apparsa dal nulla, Vittorio Sgarbi dà conto in modo sistematico, documentato e con un vasto apparato iconografico delle riscoperte di Caravaggio a partire dalla mostra curata da Roberto Longhi a Palazzo Reale di Milano nel 1951. Ovviamente, date le premesse, in questo volume non si parla dei capolavori più noti di Caravaggio, quelli di San Luigi dei Francesi, dei musei romani, del Museo di Messina, ecc., ma per gli appassionati di Caravaggio questa è un’opera fondamentale per il completamento del proprio bagaglio di conoscenze. Il libro dà più risalto alla storia dei ritrovamenti che all’analisi dei quadri, che è comunque effettuata, soprattutto in funzione dell’attribuzione dell’opera come autografa. La documentazione fotografica delle opere è completa, anche se, purtroppo, i limiti della stampa su un volume e le fortissime differenze caravaggesche fra chiari e scuri non sempre permettono di apprezzare i particolari citati nel volume come indici dell’autografia del quadro.
La prima ricostruzione della scoperta. Un dipinto bello ma sporco, un’asta spagnola e una stima bassissima con un attribuzione seicentesca. Le fitte trame di una storia che inspiegabilmente si evolve in sordina per poi divenire un caso planetario. Forse il primo, vero “nuovo” Caravaggio dopo tanti falsi allarmi. Sgarbi narra della scoperta, delle trattative serrate e poi del ritiro della tela sulla quale viene immediatamente disposta la prelazione dello Stato spagnolo. L’analisi descrittiva (con tante belle immagini) e poi l’analisi con l’ecce homo di Genova e le opere coeve per documentare una giusta datazione. Un libro da leggere tutto d’un fiato. Anche per gli appassionati
"Quid est veritas?", "Che cos'è la verità?". Domanda impegnativa quella rivolta da Ponzio Pilato al suo più celebre imputato; domanda destinata a tornare molte volte nella storia (come da copione anche in forma di farsa: usata come sottotitolo di "Libero", ad esempio...); domanda quasi di rito per chi si occupa professionalmente di opere d'arte. Sicuramente questa domanda dev'essersela posta molte volte anche il tormentato Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571-1610), (ri)diventato, dopo secoli di oblio, un'icona pop, a partire dalla grande mostra milanese curata da Roberto Longhi all'inizio degli anni Cinquanta del Novecento. E, come si addice a ogni icona pop che si rispetti, è cosa buona e giusta che di tanto in tanto l'attenzione del pubblico e della critica si riaccenda su un tassello inedito del suo mito. Il nuovo tassello mancante del puzzle-Caravaggio è venuto alla luce pochi mesi fa, nella primavera del 2021, quando a Madrid compare (e scompare...) in una casa d'aste secondaria della capitale spagnola un "Ecce Homo" che potrebbe risalire alla mano del Gran Lombardo della pittura. Da qui prende avvio "Ecce Caravaggio", autentico instant book, uscito poche settimane fa, aggiornato al 3 giugno 2021, un'ampia raccolta di saggi di Vittorio Sgarbi e non solo, che mette ordine nel turbinio di pareri critici accumulatisi in breve tempo dopo la comparsa della nuova opera di Caravaggio. Sinora - ed è un fatto piuttosto raro - le voci degli esperti (Sgarbi compreso) sono pressoché unanimi nel riconoscere l'attribuzione della nuova opera al Caravaggio; tuttavia l'opera dev'essere ancora pulita, restaurata e studiata in modo più approfondito. Sarà vero Caravaggio? Ai poster dei bookshop delle future mostre l'ardua sentenza... "Buongiorno prof, ho intercettato questo dipinto, ho un magnate dell'antiquariato che preme per l'acquisto a cifre significative, ma sto cercando di capire perché." (p. 4) "Ogni stagione ha il suo Caravaggio. Questa è la più propizia." (p. 123)
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