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L'interesse dell'A., professore emerito di storia moderna all'Università di Manchester, ed autore del fondamentale testo "La politica sociale della Repubblica di Venezia" è rivolto, in questo ponderoso saggio, a quegli uomini senza radici che non erano nati a Venezia, la cui condizione sociale andava dal mercante internazionale all'accattone di professione, e che portavano nella città lagunare problemi e storie tumultuose originatisi in altri Paesi - dalla Polonia al Portogallo, da Anversa a Salonicco. In primo piano sono i Marrani, immigrati dal Portogallo e dalla Spagna - che avevano sangue ebraico e una certa esperienza del vivere, per lo meno esteriormente, da cattolici e quegli ebrei provenienti dall'Italia e dal Levante che si convertirono al Cristianesimo in Italia. Attenzione l'A. dedica ad alcuni ebrei che non erano mai stati cristiani, ma che attrassero presumibilmente l'interesse dell'Inquisizione con oltraggi alla fede cristiana, e a taluni Cristiani, che non avevano alcuna discendenza ebraica, ma che si compiacquero pericolosamente di dottrine e consuetudine ebraiche. Nel periodo considerato dal Pullan, ossia dalla metà del XVI secolo al 1670, Venezia era uno dei maggiori punti di partenza dall'Europa verso il Levante e uno dei maggiori centri di rientro in Occidente dall'Impero Ottomano. Il saggio dello studioso inglese aiuterà il lettore a comprendere qualcosa dei principi generali cui l'Inquisizione aderiva e a comprendere la natura e i limiti della tolleranza religiosa in un porto internazionale attentamente regolato posto di fronte al declino economico. L'Inquisizione a Venezia fu la personificazione del compromesso tra la Chiesa e lo Stato. Stato laico, ma mai Stato secolare - nel senso di prodotto dall'opera dell'uomo privo di una consacrazione e di una protezione divina - la Repubblica di Venezia fu in ogni tempo desiderosa di conservare il carattere inequivocabile di Stato cattolico.
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