Lorenzo Chiesa è filosofo e docente presso il Freud Museum di Londra e presso la European University di San Pietroburgo. Dirige la GSH – Genoa School of Humanities. In passato, è stato Professore Ordinario di Modern European Thought presso la University of Kent, dove ha fondato e diretto il Centre for Critical Thought. Tra le sue principali pubblicazioni: Subjectivity and Otherness (MIT Press, 2007), Italian Thought Today (Routledge, 2014), e The Not-Two (MIT Press, 2016). Pasolini e la bruttezza dei corpi Negli scritti più tardi riguardanti politica e cultura, Pier Paolo Pasolini tratteggia una storia desolante della società italiana del secondo dopoguerra. Dopo il boom economico degli anni Cinquanta, secondo lui, l’Italia è entrata in un’era di consumismo devastante. A ciò è corrisposta una “perdità di realtà”, il cui epitome è rappresentato dalla crisi culturale del 1968. Per essere più specifici, durante la fine degli anni Sessanta si sono apertamente scontrati tra loro due tipi di “sottocultura”, quello dell’emergente borghesia tecnocratica del tardo-capitalismo e quello delle proteste giovanili. La condanna di Pasolini degli eventi del ’68 è contorta, ma può essere ridotta a una singola ipotesi: l’élite culturale della nuova generazione ha cominciato a vivere “esistenzialmente”, attraverso una violenta e anti-edipica critica ai padri, un complesso di valori che non è riuscita poi a definire razionalmente, in primis quelli derivati dal vago concetto di “estremismo”. Questi valori sono rimasti, come Pasolini sottolinea, “senza nome” e così, alla fine, la generazione del ’68 è stata costretta ad adottare il discorso tecnico delle scienze umane tardo-capitalistiche, in particolare la sociologia. Nonostante la diagnosi della società formulata dagli estremisti fosse sostanzialmente corretta, la loro volgarità linguistica, che consisteva innanzitutto e per lo più di un’infinita iterazione di luoghi comuni politici, equivaleva a un festoso abbaiare e scodinzolare ai nuovi padroni. La rivoluzione fallita del ’68 ha contribuito in sostanza alla sola rivoluzione veramente esistente, quella della borghesia che trasforma tutti gli esseri umani in borghesi grazie alle nuove regole dei media e del consumo.