(Londra 1580 ca - ? 1625 ca) drammaturgo inglese. Figlio di un sarto londinese, iniziò la carriera drammatica collaborando con Th. Dekker, Th. Middleton e altri importanti drammaturghi del periodo. Interamente di sua mano sono i drammi per i quali è annoverato tra i maggiori autori teatrali inglesi dell’epoca: Il diavolo bianco (The white devil, 1612) e La duchessa di Amalfi (The duchess of Malfi, 1614), ancora oggi tra i testi più celebri del repertorio elisabettiano. Sviluppate da spunti tratti da M. Bandello o da F. de Belleforest, e ambientate nelle corti italiane, esotica sede di intrighi e corruzione, le tragedie di W. sono, nella struttura, tipiche tragedie della vendetta. Esse assumono connotati di grande originalità per l’atmosfera di anarchia morale e di irrefrenabile smarrimento, fatta ancora più acuta dalla cupa densità del linguaggio, ricco di metafore e di immagini memorabili. L’arte di W. sembra qui dare espressione a un mondo privo di sicuri valori etici, in cui il bene rimane come celato e il male dilaga fino ad apparire la sostanza stessa della condizione umana. Opera minore, più vicina a un gusto popolare, ma non priva di sprazzi di grandiosità, è la tragicommedia La causa del diavolo (The devil’s law case), che prende di mira il mondo mercantile e legale.