Propr. Jacques Daniel M. P., attore e regista francese. È uno dei più importanti interpreti del cinema europeo, molto attivo anche in teatro, capace di alternare ruoli drammatici e leggeri, imponendo sempre uno stile inconfondibile, fatto di mezzi toni e di grande eleganza recitativa. Negli anni ’40 ricopre piccoli ruoli (il suo primo film è Sortilèges, 1945, di Christian-Jaque) prima di cominciare ad apparire da protagonista nel decennio successivo e soprattutto negli anni ’60. Lavora con tutti i più grandi registi francesi ed europei: J.-L. Godard (Il disprezzo, 1963, e Passion, 1982), A. Resnais (La guerra è finita, 1966), R. Clément (Parigi brucia?, 1967), A. Hitchcock (Topaz, 1969), C. Chabrol (L’amico di famiglia, 1972), M. Bellocchio (Salto nel vuoto, 1980). Mostra di essere a proprio agio con il cinema grottesco di M. Ferreri per cui recita magistralmente in Dillinger è morto (1969) e La grande abbuffata (1973), ma trova le maggiori affinità artistiche con L. Buñuel, insieme al quale realizza Bella di giorno (1967), La via lattea (1969), Il fascino discreto della borghesia (1972) e Il fantasma della libertà (1974). Nell’ultima parte della sua carriera è l’attore simbolo del cinema di M. de Oliveira, brillando in Party (1996) e soprattutto in Ritorno a casa (2001) e in Belle toujours - Bella sempre (2006), dove ripesca il personaggio del buñueliano Bella di giorno, naturalmente invecchiato di quarant’anni. Nel 2006 si offre autoironicamente all’inventiva di O. Iosseliani in Giardini in autunno, nelle vesti dell’anziana madre del protagonista. Tra il 1991 e il 2001 dirige cinque film, tra i quali spicca Alors voilà (1997). Difficilmente scomposto, con un aspetto all’apparenza anonimo e perbene, è l’interprete che meglio di ogni altro ha saputo esprimere gli incubi e le ambiguità dell’individuo borghese, spesso muovendosi sul confine impercettibile che separa normalità e follia o associando stati d’animo di assoluta naturalezza a situazioni patologiche e paradossali. A suo agio soprattutto nei panni dell’agiato professionista scosso da inquietudini e turbamenti inconfessabili, abile nel registro drammatico come in quelli surreale e grottesco, sempre intelligente, ironico e spregiudicato, ha saputo mettere la sua originalità e professionalità al servizio di un cinema di idee, non subalterno ai generi e alle mode.