(Parigi 1770 - Saint-Cloud 1846) scrittore francese. Inizialmente destinato al sacerdozio, emigrò negli anni della rivoluzione in Svizzera, dove la lettura di Rousseau e dei primi scrittori romantici tedeschi ebbe un notevole influsso sulla sua formazione letteraria. Di salute fragile, conobbe un matrimonio infelice e un’esistenza solitaria la cui esperienza è trasposta in Oberman (1804), probabilmente il suo capolavoro: romanzo velatamente autobiografico, sorta di diario intimo in forma epistolare, privo di una trama precisa, ma ricco di meditazioni filosofiche, morali, metafisiche in cui s’esprime la consapevolezza dei limiti della condizione umana, l’inquietudine dell’anima nell’inappagata ricerca di un assoluto e di un rapporto armonico con la natura. Il romanzo è una precisa analisi della coscienza che non esclude l’elegia, l’interesse per i fenomeni onirici ed esoterici, e cupezze di natura tipicamente romantica, in uno stile ricco di musicalità e simbolismo. Fra le altre sue opere ricordiamo: Le prime età. Incertezze umane (Les premiers âges. Incertitudes humaines, 1792); Sulle generazioni attuali. Assurdità umane (Sur les générations actuelles. Absurdités humaines, 1793); Fantasticherie sulla natura primitiva dell’uomo (Rêveries sur la nature primitive de l’homme, 1799), dove si identifica nel progresso della civiltà la causa dell’infelicità dell’uomo; L’Amore (De l’Amour, 1806), Osservazioni sul «Genio del cristianesimo» (Observations sur le «Génie du christianisme», 1816), dura polemica contro la religione e contro Chateaubriand; Libere meditazioni di un solitario sconosciuto (Libres méditations d’un solitaire inconnu, 1819); e ancora un romanzo, Isabelle (1833).