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Che dire: un classico nel suo genere, soprattutto per addetti ai lavori. Avrei preferito, fuori testo, una serie più cospicua di illustrazioni!
Un bel libriccino, con splendida immagine di copertina, degna sia della collana sia del personaggio trattato. IL sottotitolo già rende espicito il tema affrontato: la biografia di uno dei più importanti mercanti d'arte antica di tutti i tempi Lord Duveen, pura stirpe di ebrei anglicizzati che fecero fortuna con i commerci di ogetti d'arte, per poi specilalizzarsi con Joseph Duveen nei dipinti di Antichi Maestri, e che dipinti! Il libro si incentra sugli anni d'oro dell'attività di Duveen, dagli inizi del secolo fino alla sua morte, nel 1939. Un peridodo febbrile, nei ruggenti anni venti, trenta, nel corso dei quali quest'uomo, particolarissimo, eccentrico quanta basta, dotato di intuito e di innegabile super-io, contribuì a creare alcune tra le maggiori collezioni private dei grandi magnati del petrolio, delle ferrovie, dell'acciaio, delle miniere, in un'America che traboccava di potenza economica e di dollari. Un delirio, una smania di accumulo, di possesso, di ricerca di una sorta di compensazione per i troppi soldi fatti, in velocità strepitose, che portarono i vari Kress, Morgan, Frick ed altri ad affidarsi quasi in esclusiva all'esclusività di un mercante idolatrato, per cui acquistare un quadro presso le sue gallerie, New York, soprattutto, ma anche con basi a Londra e Parigi, diventava un valore aggiunto che faceva di quel quadro, di quell'opera, prima ancora di un Raffaello, un Goya, un Bellini, un "Duveen". Il volume è sapido di storie curiose e di aneddoti impagabili, specie in un'ottica duveeniana, come quando, nella sua galleria a N.Y. ad un ennesimo assalto di un nuovo ricco che chiedeva il Rembrandt che aveva appena visto, il nostro rispondeva che non poteva ancora permetterselo, vista l'esiguità e la poca rilevanza della sua collezione. Impari, insomma, che il danaro non bastava, per poter entrare nella cerchia limitata di coloro che potevano ambire a possedere un "Duveen". Bello il ritratto, quasi un cammeo, di B.B.. Bel libro, insomma!
Ottimo libro, che ben ricostruisce il clima artistico dell’epoca e la corsa dei nuovi ricchi ad assicurarsi la memoria futura, acquistando le opere di Fragonard, Reynolds o Raffaello o meglio i “Duveen”. Ben scritto, scorrevole ed a tratti esilarante. Peccato i non pochi refusi tipografici, che non ci si aspetta dall’ottima casa editrice (Enzo) Sellerio. Da leggere assolutamente, magari insieme alla biografia in lingua inglese scritta da Meryle Secrest per la Chicago University Press con le fotografie delle opere vendute da Duveen ai vari magnati americani.
Recensioni
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