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Il periodo dopo la grande guerra e due famiglie - le sorelle Segré ( Marianne, Regine, Odile ed Evelyne) e i fratelli Carmontel (Pascal, Gilbert e Antoine ) - costituiscono la sfondo in cui si svolge questo bellissimo racconto. In apparenza tanti personaggi, ciascuno con la propria storia che si intreccia mirabilmente alla storia d’amore dei due protagonisti in assoluto: Marianne e Antoine. Una storia contrastata e spesso dolorosa, che vede all’inizio la passione non completamente corrisposta di Marianne per Antoine, che ha invece sollecitazioni ‘affettive’ inquiete e dirette altrove : prima per Nicole e poi, dopo il matrimonio, per l’ avvenente ma fragile cognata Evelyne. La storia (triste) di Antoine ed Evelyne si giustappone alla storia ( anche questa ‘diversamente’ triste) di Antoine e Marianne, in una osmosi di vicende e di emozioni che oltre ai protagonisti coinvolgono profondamente anche il lettore. Sapiente la connotazione psicologica dei personaggi, descritta nei particolari ed ‘aggiornata’ anche nella variabilità del momento e della condizione anche mutevole dei protagonisti ( prima fidanzati, poi sposi, amanti …). Un piccolo capolavoro scritto con una sensibilità e partecipazione che solo una grande narratrice può trasmettere. E poi, un incipit come questo : “ Si baciavano. Erano giovani.” …
Romanzo che potrebbe distruggere qualsiasi illusione su un sentimentalmente riuscito rapporto di coppia: l’unico individuo, secondo l’autrice, non diciamo felice ma con un minimo di soddisfazione è il single, libero di dare sfogo al proprio egoismo. Se il single si lega è solo per portare avanti un rapporto formale, riuscito e utile ai meri fini pratici e forse sopportabile soltanto giunti in tarda età, coll’estrema unzione alle porte. Nulla da eccepire circa l’introspezione psicologica dei personaggi, ma opera carente quanto ad ambientazione sociale e temporale. Vi sono ben tre reduci, i tre fratelli, della Grande guerra, eppure dell’esperienza spaventosa alla quale sono scampati non c’è nulla, sta lì solo come dato di fatto, come parentesi fastidiosa tra un prima e un dopo sostanzialmente immutato, il che mi è poco credibile. Si ricava così l’impressione di un occhio attento ad una quota parte del quadro, come se avesse limitato lo studio, per esempio, della Gioconda al solo volto, all’enigmatico sorriso, trascurando la storia del dipinto, lo sfondo e il resto della figura.
Straordinaria tratteggiatrice di caratteri e di atmosfere, Irene Nemirovsky redige con 'Due' (1939) il perfetto campionario delle beghe e delle speranze della vita di coppia. E lo fa trasportandoci dal riso al pianto, dall'ironia al romanticismo più puro. Un libro così può essere letto come un'educazione sentimentale, ma anche come un esercizio di stile se non ci si riesce a immergere nella realtà sociale di quegli anni.
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