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Un libro molto interessante, che spiega come la vera comicita' nasca dalla naturalezza che lo spirito umano riesca a tirare fuori, senza artificiosita' alcuna. Questo e' lo spirito di franco e ciccio che, pur avendo usato l'arte della comicita' come mezzo per sfamarsi (all'inizio della loro carriera), successivamente hanno creato una scia che e' capostipite per tutti i successivi lavori di altri attori, scrittori, personaggi dello spettacolo comico. Come avviene per i grandi filosofi, inventori, costruttori, artisti in generale, solo dopo la loro morte viene rivalutato il loro lavoro, forse e perche' quello che hanno "creato" e' troppo grande e interessante perche' persone "normali" lo riescano a comprendere . Solo dopo, ci rendiamo conto che , sono stati dei grandi artisti.
Dopo "Come inguaiammo il cinema italiano", film diretto da Daniele Cipri' e Franco Maresco, documentario- sceneggiato su Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, forse comincera' la valanga editoriale. Ma fino a oggi i libri sui due siciliani si contano nell'ordine di poche unita'. Uno e' dell'inizio degli anni Ottanta, oggi introvabile; un altro e' quello di Marco Bertolino ed Ettore Ridola, "Franco Franchi & Ciccio Ingrassia", edito da Gremese nel 2003. L'ultima pubblicazione in ordine di tempo e' il libro di Fabio Piccione, "Due cialtroni alla rovescia. Studio sulla comicita' di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia", ed.Frilli, con prefazione di Giampiero Ingrassia che poi l'autore intervista insieme a Giuseppe Benenato (fratello di Franco Franchi), Pipolo (con Castellano, autore di alcuni soggetti e sceneggiature dei primi film di Franco e Ciccio) e Franco Maresco. Il centro e' una analisi del tipo di recitazione di Franco e Ciccio, che l'autore, attraverso una ricerca storica, dimostra avere una origine differente dalla commedia dell'arte. La mimica, la tipologia delle battute superficialmente etichettate volgari, il modo di considerare l'interlocutore, e ogni altra caratteristica derivano dalla "vastasata", che era un modo tutto siciliano, e palermitano in particolare, di mettere in scena una rappresentazione in cui il povero, senza nascondere la miseria e la vita disgraziata che conduceva, provava con ironia spesso pesante a rivalersi sul potere. Questo modo di essere, prima ancora che di recitare, deriva dalle tante culture che si sono sintetizzate in Sicilia a seguito degli altrettanti popoli con cui e' stata a contatto. (Ninni Radicini - www.francoeciccio.cjb.net)
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