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Un libro incredibile! Complesso e scorrevole al tempo stesso, assolutamente ipnotico e capace di trasportarti completamente nel suo mondo. Intrigante lo sfondo storico-sociale dell'Inghilterra di fine Ottocento. Un classico da non perdere. Ottima la traduzione.
Recensioni
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Assidua è la presenza nei cataloghi nostrani di questo mattatore dell'immaginario, emerso dalla letteratura ma assurto a mito planetario grazie alle trasposizioni teatrali e soprattutto cinematografiche. Certo, Dracula rappresenta anche attraverso i suoi limiti letterari un'incredibile summa di istanze sociali, morali, religiose, politiche, persino economiche del proprio tempo, ma capace di esprimere miticamente con tutta la duttilità necessaria caratteri più generali della modernità: da cui i ritorni ossessivi al suo dramma per l'espressione di inquietudini, angosce, desideri delle più varie società novecentesche. Fino al nuovo millennio, al punto da far riconoscere nell'alterità di colui che non appare allo specchio (o che piuttosto non riconosciamo nella nostra immagine riflessa) uno dei miti chiave per avvicinare il moderno Occidente. Va detto che Bram Stoker è da qualche anno in Italia oggetto di una piccola riscoperta anche oltre il novero delle opere più note (si pensi a Il passo del serpente, Palomar, 2007, o a Doppie identità. I più famosi impostori della storia, Robin, 2009; cfr. "L'indice", 2010, n. 9) e con qualche attenzione filologica: per esempio, Castelvecchi ha riproposto nel 2010 La vergine del sudario a cura di Riccardo Reim, in versione finalmente completa. Dove il coinvolgimento di un regista come Reim finisce con il richiamare il curriculum di Stoker, impresario al Royal Lyceum Theatre del leggendario divo Henry Irving, e affascinato per tutta la vita dai meccanismi dello spettacolo. Un dato avvertibile peraltro anche nell'analisi del Dracula, nelle cesure drammaturgiche dei suoi capitoli, nell'uso delle strutture di scena (il castello, il manicomio) poi in effetti valorizzate nelle trasposizioni: e proprio a tale dimensione si rapporta per questa nuovissima edizione il versatile Luigi Lunari, grazie all'esperienza di una vita fra teatro e televisione. Un'attenzione che emerge sia attraverso un'ottima traduzione, tale da valorizzare il ritmo dei dialoghi e in generale della narrazione in soggettiva (com'è noto a base di diari, lettere e registrazioni fonografiche), con un risultato di freschezza che restituisce fiato al testo; sia nell'inquadramento del romanzo, in sede di prefazione, proprio alla luce del teatro.
Franco Pezzini
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