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Alicia non delude mai...romanzo storico, accurato.
Mi piace questa scrittrice, acuta e ironica. Questo libro mi ha molto interessato per la parte storica, pochi di noi sanno com'era la Spagna in quegli anni (ci venivano propinati solo toreri e le gravidanze della figlia di Franco). Quello che mi è sembrato appiccicaticcio è il contorno-storia dello psichiatra e compagni, che forse serviva a spiegare alcune cose, ma che è comunque la parte poco interessante del libro.
Adoro questa scrittrice che riesce a farmi stare sveglia finchè non ho finito di leggere i suoi libri e la ringrazio per avermi dato la possibilità di conoscere un po' di storia spagnola attraverso un personaggio realmente esistito che sembra, per le sue caratteristiche,essere uscito da un romanzo. Ho trovato anche molto interessanti i dialoghi tra lo psichiatra ed il giornalista dove si mettono in evidenza caratteristiche e differenze tra le culture dei paesi di provenienza(Francia/Spagna). Ma alla fine...tutto il mondo è paese.
Recensioni
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“Mi chiamavo Teresa, quando ero una donna. Adesso sono un uomo e il mio nome è Florencio. Florencio Pla Meseguer, nome di guerra Durruti, anche se i compagni partigiani mi chiamavano tutti Pastora. E come 'La Pastora' mi conosce la gente dei paesi qua intorno.”
Una donna di cui non si sa niente, se non le voci e le leggende che raccontano i contadini del massiccio di Els Ports, in Catalogna. La Guardia Civil della Spagna franchista le ha attribuito ventinove omicidi, ma la gente che la conobbe sa che era incapace di uccidere. Malgrado tutto l’unica evidenza in tutta la sua storia è che visse da sola e da sola morì, anzi “da solo”, perché alla fine della sua vita non era più la stessa persona.
Alicia Giménez-Bartlett, la nota giallista spagnola che ha creato il fortunato personaggio di Petra Delicado, ha impiegato dieci anni per raccogliere il materiale necessario alla stesura di questo romanzo, basato su una storia vera e ambientato negli anni Cinquanta. La protagonista è La Pastora, una figura leggendaria tra i contadini delle Terre dell’Ebro, una zona rurale e selvaggia a sud della Spagna, un personaggio le cui imprese si confondono con le credenze popolari. Teresa Pla Meseguer nasce nel 1917 ed è l’ultima figlia di una numerosa famiglia contadina. A causa di una malformazione, una forma di pseudo ermafroditismo, nessuno riesce a comprendere bene quale sia il suo sesso. Per comodità, in assenza di un medico, la sua famiglia decide di registrarla come femmina, e come femmina si comporterà per tutta la sua infanzia. A dieci anni La Pastora inizia a lavorare in una masseria. A lei, dotata di una forza fisica fuori dal comune, vengono affidati i lavori più pesanti e soprattutto la custodia delle pecore, che porta a pascolare sui monti rimanendo lontana da casa per giorni e giorni. Quando scoppia la guerra civile e i guerriglieri, i Maquis, iniziano la loro resistenza tra le montagne catalane, nessuno come lei conosce i sentieri e i nascondigli più adatti, nessuno è abile più di lei a procurarsi il cibo e trovare riparo.
Proprio allora, per meglio adattarsi alla vita in clandestinità, La Pastora lascerà i panni femminili e assumerà l’identità di un uomo, Florencio. Nella sua nuova veste maschile verrà accusato di furti, violenze, ventinove delitti e numerose azioni di boicottaggio, verrà considerato un ribelle tra i più astuti e sanguinari che, ancora nel 1956, a due anni dalla fine della guerra civile, pare continuasse a nascondersi nei boschi tra la Catalogna e l’Aragona per sfuggire alle ritorsioni della Guardia Civil.
Una leggenda popolare o una storia vera? Il giornalista Carlos Infante del quotidiano “La Vanguardia” di Barcellona, sembra certo: La Pastora esiste davvero e continua ad aggirarsi nella zona dell’Ebro. Lo sa bene anche la Guardia Civil che continua a braccarla e adesso, grazie all’articolo scritto dal giornalista, ne è venuto a conoscenza anche il dottor Lucien Nourissier, noto psichiatra della Sorbona di Parigi.
Leggendo la storia della donna il cattedratico rimane molto colpito, in lei si coniuga infatti la malformazione fisica con la situazione di disagio sociale e ambientale, l’arretratezza culturale, la miseria e la violenza della guerra. Una lunga serie di traumi che, secondo il professore, possono essere la causa scatenante della sua furia omicida. Ma perché le sue congetture abbiano un riscontro scientifico e siano utili ad altri pazienti, il dottore deve a tutti i costi incontrare La Pastora.
Una missione quasi impossibile alla quale dovrà partecipare anche Carlos Infante, il giornalista spiantato che, a differenza del dottore, uomo mite e mondano, è un uomo cinico, amareggiato dalla vita e diffidente nei confronti del mondo. Solo una grossa offerta di denaro riuscirà a convincerlo a mettersi sulle tracce della Pastora, battendo i sentieri scoscesi di una regione ostile, cercando tra le montagne brulle i testimoni e i complici per la loro impresa, superando lo stretto controllo di un regime a cui non piacciono né gli stranieri né i curiosi.
Un romanzo che si legge come un libro di viaggi e di avventura, capace anche di regalarci un sorprendente colpo di scena finale e di farci appassionare a una storia di lotta e di oppressione, simile per molti aspetti a tante leggende popolari nostrane su briganti e brigantesse.
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