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Indridasson è una garanzia. Molto coinvolgente
Un uomo è trovato ucciso in un appartamento di Reykjavik, la gola tagliata. Indossa una maglietta da donna, ha i pantaloni abbassati e nella sua giacca ci sono delle compresse di Roipnol, la droga degli stupri. Sotto il divano, odorosa di spezie e fumo di sigarette, c’è una sciarpa. Runòlfur aveva un buon lavoro come tecnico installatore di una compagnia telefonica, ma lentamente emergono particolari inquietanti: non frequentava donne e aveva un solo amico, Edvard, insegnante di liceo. In città è avvenuta una serie di stupri, e sempre le vittime sono state rese inermi col Roipnol. Sei anni prima una ragazza, studentessa nella scuola di Edvard, è scomparsa senza lasciare traccia. Con questi indizi Elìnborg, la collega del detective Erlendur Sveinsson, che è in ferie nei nativi fiordi orientali, deve indagare coadiuvata dall’agente Sigurdur Oli. Con pazienza certosina Elìnborg interroga testimoni e scava nella vita di Runòlfur. La storia è molto lenta ma, come negli altri romanzi di Indriđason, la vicenda gialla è secondaria rispetto alla descrizione psicologica dei personaggi, alle loro riflessioni, alla loro vita privata e familiare. Elìnborg non è un personaggio banale e secondario: a differenza di Erlendur, tormentato da lontani ricordi d’infanzia, conduce un’esistenza normale, è sposata con Teddi, meccanico, ha tre figli adolescenti desiderosi di una vita indipendente, ha un hobby soddisfacente, la cucina. E sarà proprio questo a metterla sulla strada giusta nelle indagini. Tema di sfondo della vicenda è lo stupro, un reato spesso impunito, sia x la ritrosia delle vittime a denunciarlo, x non dover descrivere in tribunale la propria intimità violata, sia x le pene leggere spesso inflitte ai colpevoli. Anche in Islanda c’è omertà nei paesi, in cui tutti si conoscono e si chiudono agli estranei per proteggere i propri segreti. E’ una storia che lascia l’amaro in bocca, perché molte sono le vittime e forse giustizia non è stata fatta.
"Birkin era taciturno e discreto, come un ospite timido alla festa della sua vita."
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