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È stato definito da Carla Ida Salviati "il racconto di una salita, di un affanno, di un entusiasmo: crescere". Doppio blu di Bruno Tognolini (creatore tredici anni fa della Melevisione, a cui ha dato un sereno e sentito addio dopo duemila puntate) non è solo un'autobiografia: è un libro che stimola alle domande, e alle risposte aperte, che indaga il rapporto sui bambini che siamo stati e gli adulti che siamo diventati, ricordandoci a ogni parola la bellezza della parola stessa, la necessità della poesia come opera di resistenza verso un mondo dove l'autonomia di pensiero trova sempre meno incoraggiamenti. Sessantadue pagine, dieci capitoli dedicati all'infanzia alternati a dieci intermezzi intitolati Al mare col cane, in cui il protagonista adulto, in una sorta di dialogo socratico, si interroga sulle verità delle cose ("È bello ricordare? Di che colore è il mare?"), e non tanto per dare una risposta, quanto per proporre una modalità di indagine acuta e profonda, indispensabile per capire meglio il mondo e muoverci in esso, se non con più agio, per lo meno con maggiore coscienza. Le pagine dedicate agli anni cagliaritani, intrecciate a riflessioni e interrogativi infantili, portano il lettore in una Sardegna di colori e di suoni: qui il protagonista scopre il mondo dei grandi ("Divini pupazzoni leggendari, signori della vita"), delle parole e delle balbuzie, della gioia e della solitudine, delle strade e delle surre, botte tra bambini "dove uno le prende". Un percorso di crescita lontano dalla nostalgia e guardato con infinita tenerezza, con una "struggenza" che la maestria linguistica di Tognolini trasforma in irrinunciabile incanto per la vita. Elena Baroncini
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