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I colpi di scena sono l’elemento migliore di questo testo in cui il fantasy fa da padrone. Il gioco di specchi rende il tutto più intrigante così come le piccole sorprese che si svelano progressivamente. Nel gioco piscologico c’è tanta malinconia. Non male il finale. Mi ha trascinata nella lettura.
non il miglior libro di questo grande scrittore ma si lascia comunque leggere. sicuramente meglio di "forse ho sognato troppo".
Non è il suo migliore romanzo, comunque risulta scorrevole ed intrigante!
Recensioni
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Marianne Augresse, comandante del Commissariato di Le Havre, Normandia, vicina ai quaranta, non in forma smagliante e desiderosa di fare un figlio prima che sia troppo tardi, si ritrova a dover sbrogliare un rompicapo con i fiocchi.
In pieno centro cittadino si è da poco svolta una spettacolare rapina alle boutiques di Hermés e Louis Vuitton. Valore della refurtiva: tre milioni di euro. Due rapinatori, Cyril Lukowik e Ilona Adamiack, giacciono al suolo in un lago di sangue, morti nel successivo scontro a fuoco con le forze dell’ordine. Un terzo, Timo Soler, è ferito e fuggiasco e un quarto, Alexis Zerda, pericoloso malvivente, pluriomicida e forse mente pensante della rapina, è sparito dagli schermi. Tutti venivano da Potigny, centro minerario a una ventina di chilometri da Caen, figli di minatori polacchi e galiziani per la maggior parte morti di tumore a pochi anni dalla chiusura di una delle più grandi miniere per l’estrazione del ferro.
A distrarre Marianne dalla caccia ai sopravvissuti ci penserà però l’incontro con lo psicologo scolastico Vasil Dragonman il quale pretende da lei un’indagine molto particolare. Marianne lo riceve su suggerimento della sua amica parrucchiera, la bellissima e affascinante Angie, con la quale è solita trascorrere le serate libere di fronte a una buona cena e a parecchi bicchieri di ottimo vino. Vasil racconterà a Marianne l’incredibile storia di un suo piccolo assistito, Malone Moulin di circa tre anni, il quale sostiene che sua madre Amanda non è la sua vera mamma. Intrigata non solo dalle pregnanti e scientifiche dimostrazioni dello psicologo sulla veridicità del racconto del piccolo Malone, ma anche dal grande fascino che Vasil esercita su di lei, Marianne, dopo aver superato l’iniziale incredulità, si convincerà ben presto che il bambino dice la verità e che addirittura esiste un collegamento fra lui e la rapina nel centro di Le Havre.
Intorno al comandante Augresse si muovono i suoi vice: il bel Jean-Baptiste Lechevalier detto Jibé, il tirocinante Lucas Marouette, un po’ verboso, ma sveglio e pettegolo il giusto, il poliziotto e spericolato autista Cabral e per finire Pierrick Pasdeloup, detto Papy, prossimo alla pensione, la cui acuta intelligenza e potente istinto da vecchio sbirro avranno un peso determinante nella risoluzione del caso.
In una geniale alternanza di capitoli in cui è il piccolo Malone a raccontare gli eventi, con altri dedicati all’indagine e di flash-back, Bussi confonde e seduce il lettore senza concedergli il tempo d’indovinare quale strada prendere al fine di arrivare da solo alla soluzione dell’enigma. Anche in questo libro risalta una delle principali caratteristiche di questo autore, fra i più letti in Francia al momento: la sua capacità di affrontare in modo competente ed esaustivo gli argomenti trattati, si tratti di Monet come in Ninfee nere, o di psicologia infantile come accade qui. I suoi personaggi non sono mai saccenti o supponenti, ma preparati e chiari proprio come ci aspetteremmo che fossero nella realtà. Luoghi e situazioni non sono mai banali o scontati e la suspence è assicurata a ogni pagina.
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