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Un’importante testimonianza del trapasso dall’epoca delle rivolte collettive all’individualismo del riflusso nel privato che ha plasmato l’immaginario politico contemporaneo.
A cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta Sebastiano Vassalli fa i conti con i miti della sua generazione scrivendo tre romanzi – L’arrivo della lozione (1976), Abitare il vento (1980) e Mareblù (1982) – dove suscita il riso sfruttando le immagini e i simboli tipici delle festività del Carnevale con le sue multiformi manifestazioni lungo i secoli. Essi vi compaiono però svuotati di significato, depotenziati, privati della vitalità originaria: segno precoce che sta volgendo definitivamente al termine quella lunga stagione della rivolta politica ed esistenziale che nella sua ultima ondata aveva in parte riscoperto la comicità carnevalesca come forma contestativa. Il volume parte da una simile constatazione per ricercare nelle rappresentazioni comiche del linguaggio e del corpo gli indizi di questa “fine della festa”: il linguaggio rivoluzionario si è sclerotizzato in una forma settaria e pseudo-esoterica, mutandosi paradossalmente in un codice assoggettante che mostra i propri effetti attraverso deformazioni grottesche sui corpi dei militanti stessi. Alla fine del lungo Carnevale dei «folli anni Settanta», come li chiamava Vassalli, i suoi personaggi ci raccontano allora un vertiginoso rimpicciolirsi del corpo collettivo e indivisibile sino a un’asfittica dimensione individuale patologizzata.
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