La donna senza passato

Deve esserci un meccanismo di sopravvivenza, pensa Helene, fissando il cerchio scuro lasciato dalla tazza di caffè sul laminato bianco della scrivania. Dev'essere un meccanismo di sopravvivenza, quello che la spinge a inchiodare lo sguardo su qualcosa di tanto piccolo e insignificante mentre tutto il suo mondo crolla. Si costringe ad alzare gli occhi e a guardarsi attorno nell'ufficio della centrale di polizia, tentando di concentrarsi sul documento che l'agente le ha consegnato. In cima al foglio c'è scritto: Diritti dell'arresto. Il diritto di avere un avvocato, il diritto di mentire, il diritto di mangiare e bere. Se poi viene trattenuta ingiustamente per più di dieci minuti, le spetta un risarcimento di ottocento corone. Da quanto tempo l'hanno arrestata? Ben più di dieci minuti. «Letto?» le chiede l'agente seduto di fronte a lei, uno smilzetto di neanche trent'anni, con un'uniforme che gli sta large sulle spalle. Il collega più anziano, in completo grigio e camicia bianca, è lì al suo fianco e non ha ancora aperto bocca. «Sì.» «E non desidera un avvocato?» «No.» Il giovane lancia un'occhiata al collega, che si schiarisce la gola. «Signora Söderberg, sa come mai si trova qui?» Helene fa per rispondere, quando nella stanza balugina un lampo. Il poliziotto più anziano si alza di scatto. «Allora, vogliamo allontanare quei fotografi dalle finestre?» ruggisce. Helene gira la testa. Un nuovo lampo dritto in faccia. Solleva le mani, ma solo per un istante. Orami si è arresa, che ottengano pure ciò che vogliono: una foto della famosa Helene Söderberg sotto arresto, ammanettata, umiliata, finita.