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Africa Orientale Italiana, 1935. Alla «ricerca di un posto al sole» l’Italia fascista si appresta ad aggredire l’ultimo brandello di territorio africano non ancora sottoposto a dominio coloniale, quell’Etiopia sottoposta all’imperio del Negus Neghesti Hailé Selassié, che vanta tuttavia il miglior esercito del continente. Al fine di organizzare l’offensiva dal fronte sud, il regime ha inviato in Somalia Rodolfo Graziani, generale fascistissimo ed assai controverso per i metodi brutali utilizzati nella “riconquista” della Libia. Ma una serie di efferati omicidi semina inquietudine nella popolazione locale e nei militari inviati dalla madrepatria in previsione dell’imminente invasione, rischiando di ritardare il calendario delle operazioni. Un giovane fantaccino trovato impiccato, un capomanipolo della MSVN sgozzato, un ascaro libico abbattuto mentre era in preda ad un accesso di follia, una suora strangolata: quale la connessione fra le vittime dei misteriosi decessi? Le forze di polizia di Mogadiscio si dimostrano inadeguate alla risoluzione dei casi e dall’Eritrea viene quindi inviato il maggiore dei Carabinieri Morosini, il quale, accompagnato dal fido maresciallo Barbagallo e dal laconico scium-basci Tesfaghì, si troverà ad operare in un ambiente ostile e periglioso (come d’uopo per questo genere romanzesco). Il secondo episodio delle indagini dell’investigatore coloniale scaturito dalla penna di Giorgio Ballario si conferma sui buoni livelli dell’esordio, vantando il proprio punto di forza nella realistica descrizione ambientale, frutto evidente di un’accurata opera di ricerca documentale, che porta quest’opera a sconfinare nel campo del romanzo storico, anche grazie all’inserzione di un personaggio come Graziani. Il racconto alterna la forma omodiegetica a quella del narratore onnisciente; compare una dark lady e la soluzione non appare completamente soddisfacente per la sproporzione fra gli atti omicidiari e il movente che li ha cagionati. Comunque buono!
Africa Orientale Italiana, 1935. Alla «ricerca di un posto al sole» l’Italia fascista si appresta ad aggredire l’ultimo brandello di territorio africano non ancora sottoposto a dominio coloniale, quell’Etiopia sottoposta all’imperio del Negus Neghesti Hailé Selassié, che vanta tuttavia il miglior esercito del continente. Al fine di organizzare l’offensiva dal fronte sud, il regime ha inviato in Somalia Rodolfo Graziani, generale fascistissimo ed assai controverso per i metodi brutali utilizzati nella “riconquista” della Libia. Ma una serie di efferati omicidi semina inquietudine nella popolazione locale e nei militari inviati dalla madrepatria in previsione dell’imminente invasione, rischiando di ritardare il calendario delle operazioni. Un giovane fantaccino trovato impiccato, un capomanipolo della MSVN sgozzato, un ascaro libico abbattuto mentre era in preda ad un accesso di follia, una suora strangolata: quale la connessione fra le vittime dei misteriosi decessi? Le forze di polizia di Mogadiscio si dimostrano inadeguate alla risoluzione dei casi e dall’Eritrea viene quindi inviato il maggiore dei Carabinieri Morosini, il quale, accompagnato dal fido maresciallo Barbagallo e dal laconico scium-basci Tesfaghì, si troverà ad operare in un ambiente ostile e periglioso (come d’uopo per questo genere romanzesco). Il secondo episodio delle indagini dell’investigatore coloniale scaturito dalla penna di Giorgio Ballario si conferma sui buoni livelli dell’esordio, vantando il proprio punto di forza nella realistica descrizione ambientale, frutto evidente di un’accurata opera di ricerca documentale, che porta quest’opera a sconfinare nel campo del romanzo storico, anche grazie all’inserzione di un personaggio come Graziani. Il racconto alterna la forma omodiegetica a quella del narratore onnisciente; compare una dark lady e la soluzione non appare completamente soddisfacente per la sproporzione fra gli atti omicidiari e il movente che li ha cagionati. Comunque buono!
Ho letto il libro e lo tovo ancor migliore del primo, che già mi era piaciuto. Il maggiore Morosini e i suoi collaboratori prendono uno spessore psicologico maggiore, diventano quei "cari amici" che, credo, ogni lettore ha nella memoria, e si è felici di ritrovare in nuove peripezie, o rileggendo le vecchie. Amici che non invecchiano e spesso ci tengono compagnia Anche i paesaggi sono palpabili, e pecebili, sembra di poter annusare gli odori e gli afrori di quella lontana Africa
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