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L'autrice racconta il ritorno di Klara, deportata ad Auschwitz, che viene accolta da Angelika, amica da sempre e cognata. Klara nega la possibilità di riallacciare i rapporti precedenti all'esperienza del campo (il titolo orignale "Le non de Klara" sarebbe stato meglio tradotto in "I no di Klara"). Angelika accoglie ed ascolta. Mi sembra che il libro esprima, con verità e profondità un incontro tra chi ha subito delle ferite profonde, che sono ancora aperte, e chi è sano. tra chi esprime molti "no" e chi sa accogliere ed ascoltare. Lo stile è fresco e rapido. Molto originale la forma: un diario che Angelika tiene per il periodo di accoglienza di Klara. L'accento di verità rende difficile credere che si tratti di una storia inventata. Si tratta della prima ed unica opera della scrittice francese che, essendo nata nel '49, non può direttamente aver vissuto quanto racconta. Anche se non scrivesse altro avrebbe già compiuto molto di più della maggior parte degli scrittori di successo.
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