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Diario con tante pagine dure e intense, che denunciano la barbarie inevitabile a cui conduce ogni guerra. Ritengo che se molti uomini leggessero questo libro, capirebbero molte più cose sulla forza ed il coraggio delle donne.
Un'altra bellissima e toccante testimonianza sulle atrocità dell'imminente dopoguerra. Berlino è distrutta dalle varie bombe, la città è un rogo e si muore letteralmente di fame. La protagonista, una trentenne che in passato aveva girato mezzo mondo e sa le lingue straniere, si ritrova ( e non solo lei) a dover far i conti con l'arrivo dei russi, avidi nel voler stuprare le donne. La protagonista, grazie alla conoscenza della lingua, sfrutterà l'occasione per "accaparrarsi" buoni partiti che la proteggano da altri soldati stupratori e avare in cambio del cibo. Quando poi i russi se ne vanno, rimane una città semi rovinata ma ancor peggio, il cibo praticamente è inesistente. Le razioni giornaliere non sono sufficienti e per un po' di tempo la donna fa lavori pesanti per aver in cambio un po' una scodella di minestra. La donna sopravvive a tutto questo orrore, e morirà nel 2001, quando il romanzo uscirà in tutto il mondo (l'autrice infatti aveva posto un veto, visto le cose descritte). Assolutamente consigliato, la scrittura è davvero intensa.
Lettura bella e straziante. E' la storia cruda e vera di una giornalista a Berlino che, come tante donne, viene travolta dall'armata russa vincitrice. Stupri moltipli e continui, paura e fame per tre mesi. Con il ritorno della normalità arriva un'altra violenza, se possibile ancora più crudele: IL SILENZIO. E' un libro da non perdere per tutti coloro che ama la storia raccontata da vicino.
Recensioni
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Il diario dell'anonima berlinese, steso nei giorni terribili fra il 20 aprile e il 22 giugno 1945, costituisce una delle rare testimonianze tedesche sugli ultimi drammatici mesi di guerra e sul crollo finale del nazismo. Pubblicato prima in inglese, negli Stati Uniti nel 1954 e in Inghilterra l'anno successivo, quindi tradotto in gran parte dell'Europa (nel 1957 si ebbe la traduzione italiana per Mondadori) e in Giappone, solo nel 1959 apparve in lingua originale, grazie a una piccola casa editrice svizzera. In Germania, come ricorda Enzensberger nell'introduzione scritta appositamente per questa nuova edizione italiana, il diario fu accolto con infastiditi silenzi quando non con vera e propria ostilità, tanto che l'autrice, una giovane giornalista, si oppose in seguito a ulteriori ripubblicazioni nel proprio paese. Le pagine del diario raccontavano infatti, senza alcun cedimento al vittimismo, il crollo improvviso di un'identità collettiva e il persistere, pur nel crollo, tanto di antichi pregiudizi quanto dei più recenti temi della propaganda nazista, primo fra tutti il sentimento antirusso. Soprattutto, nel registrare con apparente distacco e senza moralismi gli stupri compiuti dai soldati sovietici (se ne stimarono oltre centomila nella sola Berlino), incombenti e temuti più della fame e della distruzione, testimoniavano il divenire oggetto del popolo tedesco, il convertirsi in assoluta impotenza della minacciosa aggressività degli anni precedenti: temi evidentemente troppo ostici per la Germania degli anni cinquanta, alle prese con persistenti sensi di colpa e con una collettiva rimozione delle propria esperienza. Il lettore italiano odierno potrà invece pienamente apprezzare la forza espressiva e la lucidità di questo diario, così come l'innegabile valore documentale, rimasto intatto nonostante i molti anni trascorsi.
Alessio Gagliardi
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