Michel Le Bris è da tempo uno dei maggiori esperti di letteratura dell'esplorazione, e uno dei più convinti assertori di quella écriture du réel che Victor Segalen all'inizio del secolo scorso, dai Mari del Sud, considerava indispensabile a ogni vero viaggiatore. Premio Goncourt con La bellezza del mondo (2010), Le Bris ha recentemente dedicato a questa sua passione un volume, tradotto in italiano da Vera Verdiani per L'Ippocampo, della nota serie dei dictionnaires amoureux, edita in Francia da Plon. La storia dei viaggi di scoperta è ricca di vicende che rasentano la più assoluta improbabilità, come quella di cui fu protagonista -lvar Nunez, detto Cabeza de Vaca (1507-1559), che fece naufragio in Florida e attraversò a piedi migliaia di chilometri per raggiungere il Messico, scoprendo all'arrivo di sentirsi ormai più indigeno che spagnolo. O quella che vide Richard Burton (1821-1890), il noto avventuriero britannico, fingersi islamico e riuscire a entrarealla Mecca come pellegrino. O ancora quelle che capitarono a Roy Chapman Andrews (1884-1960), il bizzarro esploratore americano che divenne personaggio hollywoodiano, ispirando a George Lucas le avventure di Indiana Jones. Ma questi sono soltanto pochi esempi di una sterminata enciclopedia che può essere letta, dalla A alla Z, come una vera mille e una notte dei viaggi. Le vicende degli esploratori raccontano i tentativi umani di trasformare il lontano in parola, e in questo modo di renderlo più familiare e comprensibile. Un difficile processo di rielaborazione discorsiva, in cui la ripresa del repertorio ha sostituito talvolta l'osservazione diretta, legittimando travisamenti di cui gli studi postcoloniali stanno severamente a ricordare le infelici conseguenze. Sarebbe tuttavia improprio liquidare questi testi come vane fantasie. Nella loro tensione narrativa, c'è anche il tentativo di fare i conti con il "mistero, insito in noi, del richiamo verso l'altrove": se viaggio e scrittura si assomigliano, spiega Le Bris, è perché sono modi complementari di gettare lo sguardo oltre l'orizzonte, cercando nell'ignoto l'impossibile traccia di un'origine dimenticata. Luigi Marfè
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