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Anno edizione: 2022
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Libro candidato da Giovanna Botteri al Premio Strega 2022
«All'improvviso da essere giovane mi ritrovo vecchio. Quando è successo? E come?»
Questo, o qualcosa di simile, è quello che pensa Giorgio, alla vigilia del suo sessantesimo compleanno. Che sia arrivato, anche per lui, il tempo dei bilanci? Un'ex moglie, una vita tra Firenze e New York, un buon momento personale e professionale. E la certezza di avere quarant'anni. Certezza che però si deve scontrare con la data impressa sulla carta di identità e con un elenco considerevole di acciacchi e malanni. A sei anni di distanza dal suo precedente libro, Giorgio van Straten torna al romanzo e racconta, con uno sguardo straordinariamente acuto e ironico, un protagonista degno dello Zuckerman di Philip Roth e del Barney di Mordecai Richler. Lo spaesamento di una generazione, i desideri che non invecchiano con l'età, le relazioni, complicate ma inesauribili, con i propri affetti più cari – la donna amata, il migliore amico, la figlia –, gli incontri galanti più o meno occasionali, la crisi politica e sociale del mondo in cui si è vissuti e invecchiati, il ritratto, tratteggiato con sarcastica dolcezza e dolce sarcasmo, degli ambienti intellettuali di sinistra italiani e americani, una riflessione, leggera e profonda, sul tempo che passa. E, ovviamente, una disperata vitalità. Tutto questo è il teatro messo in scena da van Straten nel suo nuovo, indimenticabile romanzo.
Proposto da Giovanna Botteri al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:
«Con ironia, lucidità, coraggio van Straten ha scritto un romanzo eccezionale, che racconta l'invecchiamento, il perdurare del desiderio, lo scontro, che non abbandona mai la vita degli esseri umani, tra la fedeltà interiore ai propri sogni e alle proprie speranze e gli ostacoli che la realtà ci pone davanti, ostacoli che si fanno anche fisici, via via che gli anni passano. E inoltre è un affresco unico della società culturale italiana e americana, e di quella comunità di intellettuali italiani che si è ritrovata, per caso o destino, a New York. Una disperata vitalità è l'opera di un grande scrittore, frutto di un lavoro di scavo interiore che immagino complesso e difficile, di una notevole capacità di interpretazione del presente, e di un'assoluta padronanza stilistica, in grado di alternare e bilanciare sapientemente registri anche molto diversi fra loro, dal malinconico, al divertente, al politico.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Con il titolo “Una disperata vitalità” , Giorgio van Straten omaggia Pier Paolo Pasolini e come in un film di Godard - ci si accinge alla lettura. Giorgio aveva quasi sessant’anni, viveva a New York da due, era convinto di attraversare un momento molto positivo della sua vita e si svegliava spesso pensando che forse, quando fosse stato del tutto fuori dal sogno che aveva appena fatto, si sarebbe reso conto di avere soltanto quarant’anni. Proposto al Premio Strega 2022, questo romanzo, infonde un motto di rivincita e riscatto. La vitalità è di appartenenza soltanto dei giovani? Nonostante la blacklist degli acciacchi e dei malanni si allunghi di giorno in giorno la vitalità del protagonista non demorde e lo contraddistingue con un’imperterrita voglia di fare. Giorgio (non van Straten) è il protagonista che si narra a noi. Agente letterario e scrittore che ha lasciato la moglie e l’Italia ed ora vive a New York, il centro del mondo. Lo si legge alla pari di un gradevole incontro, seduti su una panchina o chissà dove, lo si ascolta come una chiacchiera con uno sconosciuto, dal quale non attendi nulla; invece il suo discorso si fa vivo in te e vieni coinvolto in prima persona. Giorgio scopre l’acqua calda: la sua vita non è infinita. Il cervello scantina, la memoria vacilla, non è più affidabile come una volta. Fragilità, ipocondria e malinconia accompagnano una suscettibilità crescente. Bisogna scavare dentro noi stessi con la predisposizione a farlo. Questo romanzo, più che entrare in noi, fa entrare noi in lui, la lettura invece si fa prima interiorizzare e poi frutta il suo significato intrinseco. “La capacità di credere in qualcosa era forse direttamente proporzionale alla convinzione di poterlo realizzare nel corso della propria esistenza?” Perché la vita scorre incessante e bisogna accogliere senza opporvi resistenza.
Recensioni
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