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scheda di Cristini, A., L'Indice 1997, n. 1
In Italia, Belgio e Irlanda i disoccupati di lunga durata, cioè coloro che non lavorano da più di un anno, costituiscono fino ai tre quarti del totale dei disoccupati; la situazione negli altri paesi della Comunità europea è meno grave, sebbene i disoccupati di lungo periodo costituiscano comunque circa la metà del totale dei disoccupati. Il problema della disoccupazione di lunga durata è tipico dei paesi della Comunità; nel resto dell'Ocse compare infatti in misura grandemente ridotta: è pari al 6-7 per cento della disoccupazione totale in Usa e Canada e al 12 per cento in Norvegia e in Svezia. È significativo il fatto che è la disoccupazione di lunga durata a causare la divergenza tra i tassi di disoccupazione, in quanto quella di breve durata presenta differenze poco significative tra i paesi industrializzati. Il libro curato da Odile Benoît-Guilbot e Duncan Gallie affronta questo problema proponendo i casi specifici di alcuni paesi europei: Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Spagna, Irlanda e Olanda. È un libro che si pone tra la sfera economica e quella sociologica e politica; non presenta modelli complessi di analisi ma raccoglie informazioni sulle persone colpite dalla disoccupazione di lunga durata, sulla loro qualifica professionale, sui problemi finanziari che devono affrontare, sul disagio psicologico in famiglia e nella società, sull'emarginazione che ne può derivare, sull'impatto politico che ciò può causare. Nel capitolo introduttivo Odile Benoît-Guilbot, riassumendo le tesi principali legate alla disoccupazione di lungo periodo, favorisce quelle che sottolineano sia la scarsa mobilità territoriale e tra lavori, sia le politiche economiche restrittive degli ultimi anni; al contrario la tesi "liberale" secondo cui è la presenza dello stato sociale a scoraggiare la ricerca di un lavoro appare poco fondata anche dal punto di vista empirico. Dello stesso avviso è Duncan Gallie che, nel capitolo conclusivo, si sposta sul piano sociologico discutendo la possibilità che i disoccupati di lunga durata costituiscano una "under-class" con reti sociali autosufficienti e distinte da quelle dei salariati.
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