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Anno edizione: 2014
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Il libro racconta - con un'organizzazione a flashback assai intrigante per il lettore - della disastrosa sconfitta subita dal nostro esercito per mano della resistenza libica, alle soglie dell'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale. Dopo Gasr Bu Hàdi, il controllo italiano sulla Libia si limiterà alle sole zone costiere e sarà soltanto sotto il fascismo, con l'azione - terribilmente sanguinosa per i libici - del generale Graziani che l'Italia otterrà il dominio integrale del paese. Gasr Bu Hàdi è una sorta di "sconfitta da manuale". Nel tentativo di reprimere la resistenza araba, le forze italiane scelgono di dare battaglia avendo una scarsa cognizione del nemico, che il colonnello Miani, comandante della spedizione, ritiene essere largamente inferiore di numero. Inoltre, nel mezzo dello scontro, parte dei battaglioni libici, composti da uomini arruolati a forza, disertano in massa. Ciò che segue è una rotta tragica, in cui un'enorme quantità di armi e materiali cade nelle mani dei guerriglieri libici, che così potranno operare efficacemente per anni. Ma la vicenda militare in sé non è poi così diversa da altri disastri coloniali, nostri (Adua) o altrui (l'umiliazione degli inglesi a Isandlwana per opera degli zulù, ad esempio). La particolarità del libro, invece, consiste nello studio di ciò che avvenne dopo quello scontro. Infatti, nella migliore tradizione italica, coloro che erano responsabili - a livello locale il governatore della Libia e, per quanto riguarda la politica coloniale nel suo complesso, il governo - declinarono ogni responsabilità, e tutta la colpa della sconfitta fu scaricata sul colonnello Miani, ufficiale intelligente e onesto, presentato da Del Boca come una sorta di "anti-Graziani", il quale passò il resto della sua vita a tentare di cancellare il fango della sconfitta dal proprio nome, senza però riuscire mai a far aprire un'inchiesta sull'intera vicenda.
Giaime Alonge
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