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scheda di Arbace, L., L'Indice 1993, n. 1
La collana della Leo S. Olschki editore, dedicata ai cataloghi delle mostre organizzate dal Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi, ha raggiunto quest'anno il numero 74 cambiando aspetto. Un'impaginazione più agile e prestigiosa - con le foto nel testo e illustrazioni a colori a piena pagina - esalta, infatti, questo nuovo titolo a carattere monografico, che "riscopre", dopo la mostra del 1959 a San Miniato, uno dei massimi protagonisti della grafica fiorentina. In contemporanea con l'esposizione di Palazzo Pitti, che dà conto dell'attività pittorica, agli Uffizi vengono proposti i disegni di Lodovico Cigoli (1559-1613), tra i più interessanti interpreti del linguaggio figurativo tra Manierismo e Barocco. La grafica del Cigoli, artista molto amato dal Baldinucci, rivela "una qualità spesso abilmente nascosta nei suoi dipinti, una semplicità apparentemente ottenuta senza sforzo. Il sublime raggiunto attraverso la semplicità". Del resto la pratica del disegno è stata un esercizio particolarmente congeniale al pittore, che è anche architetto e progettista di apparati. Della sua sterminata produzione che supera il migliaio di disegni (di cui 800 conservati agli Uffizi), vengono selezionati 120 fogli, con un capillare lavoro di studio, ricerca e confronto, mentre si rende esemplarmente conto dei contributi, numerosissimi, di altri studiosi tra i quali Anna Forlani, Giulietta Chelazzi Dini. Chappell allinea un corpus prestigioso che, anche grazie agli interventi di restauro stimolati da questa occasione, mette in evidenza alcune soluzioni inedite suggerite sul "verso" dei fogli finalmente staccati dal controfondo. Questa autorevole anticipazione, propedeutica al catalogo ragionato che si attende, considera ogni aspetto dell'attività del Cigoli come disegnatore: metodo, tecnica, origini ed evoluzione del suo stile, influenza dei suoi seguaci. E proprio questo ultimo aspetto contribuisce a restituire la misura del lascito, autorevole, del Cigoli al Seicento fiorentino.
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