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Una storia di riscatto, solidarietà e tenacia: perché solo quando ci crediamo fino in fondo, i sogni possono diventare realtà.
Anche questa notte, secondo il mito degli antichi Egidi, Ra, dio della luca, combatterà contro Caos, il serpente nero, e rigenererà il mondo. E l'alba che sorgerà l'indomani sarà un nuovo miracolo. "Sarai all'altezza?" mi domanda il serpente nero in un sogno inclinato, da cui non riesco a svegliarmi, prima di ghermirmi nelle sue spire. "Cosa vuoi fare della tua vita?"
«Un talento strepitoso» - Fabio Fazio, Che tempo che fa
«Ahmed, prodigio autodidatta della matita, ha fatto centro con i suoi disegni impressionanti, che sembrano fotografie.» - Corriere.it
Ahmed Malis, un ragazzo di origine egiziana, figlio di genitori immigrati a Milano negli anni Ottanta, ama disegnare ed è un vero prodigio autodidatta. La sua famiglia, però, non ha abbastanza disponibilità economica per mandarlo all'accademia d'arte e sogna per lui un futuro solido, non certo da artista. Ahmed frequenta insieme ai suoi fratelli il centro di aggregazione giovanile CDE Creta, molto attivo nel quartiere milanese del Giambellino. Proprio qui, grazie all'iniziativa di un educatore che più di tutto vuole dare una chance a questi adolescenti spesso allo sbando, Ahmed riesce a pubblicare i suoi disegni sul Corriere.it e a realizzare il suo sogno. Età di lettura: da 13 anni.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Libro interessante, realistico (è una storia vera), scritto bene (anche se il tormentone “il bambino che guidava l’autobus e voleva disegnare” poteva anche non essere inserto quasi in ogni capitolo!). Consigliato sia agli adolescenti che agli adulti. Dà speranza in un periodo brutto. Consigliato
Nel libro DISEGNAVO PAPPAGALLI VERDI ALLA FERMATA DEL METRÒ Nicoletta Bortolotti, l’autrice, pennella con tratto rispettoso la vita di AHMED MALIS, un giovane disegnatore, di origine egiziana che vive a Milano, protagonista di una storia che entusiasma, rapisce, incanta e spiega il mondo degli adolescenti, il punto di vista di un figlio, la traiettoria cercata di un oriundo che racconta il mondo delle seconde generazioni di immigrati: Parlavo l’arabo come l’italiano e l’italiano come l’arabo, due lingue madri e una madre sola, con i suoi progetti di bellezza, le difficoltà di adattamento, e che ci aiuta a comprendere – se vogliamo! – i nostri nuovi vicini di casa, in un dialogo di scambio reciproco. È stata una lettura vorace, spaventosamente vivace, ho trovato energie che mi fanno sperare: trovami in questa vertigine di strade un bambino di cinque anni che non voglia disegnare o guidare un autobus. Sì, anche lui vuole e, come tutti i bambini o i grandi con dentro un bambino, si mette lì e lo fa. Attraverso la narrazione la Bortolotti ci fa suoi figli, e buoni figli se impariamo le lezioni: È il mio turno. Dico al negoziante: Vorrei il set di matite da disegno. Quello da sei? mi chiede. Penso a Islam, penso che anche lui ha bisogno di matite nuove. No, da dodici. Un libro insegnante. Un libro di vita che educa all'amicizia, quel sentimento così alto, così spontaneo, così democratico, così sconfinato. Un libro che parla di povertà materiale contrapposta alla ricchezza dei sogni, un adolescente sta cercando un suo spazio in una terra sconosciuta, la quotidianità di una famiglia come tante, la difficoltà di essere genitore e di capire un figlio: Un genitore che non crede in te ti dà anche più forza, man, perché la trasformi in benza, la solidarietà tra gli amici e tra gli ultimi, la disperazione della strada ...
Un libro davvero sorprendente che, con il suo linguaggio e la sua storia, ci fa entrare nei pensieri e nella vita di chi parte svantaggiato ma lotta per trovare la propria strada. Mi sono immedesimata, mi sono commossa, ho camminato per le strade di Giambel City e alzato gli occhi ai cieli lividi di Milano, sempre facendo il tifo per i protagonisti.
Recensioni
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