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Il disagio della libertà. Perché agli italiani piace avere un padrone - Corrado Augias - copertina
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Il disagio della libertà. Perché agli italiani piace avere un padrone
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Il disagio della libertà. Perché agli italiani piace avere un padrone - Corrado Augias - copertina
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Descrizione


USATO (BUONE CONDIZIONI) copertina: sovracopertina leggermente logorata e macchiata pagine: ingiallite note:.
In novant'anni di storia, dal 1922 al 2011, abbiamo avuto il Ventennio fascista e il quasi-ventennio berlusconiano: per poco meno di metà della nostra vicenda nazionale abbiamo scelto di farci governare da uomini con una evidente, e dichiarata, vocazione autoritaria. Perché? Una risposta possibile è che siamo un popolo incline all'arbitrio, ma nemico della libertà. Vantiamo record di evasione fiscale, abusi edilizi, scempi ambientali. Ma anche di compravendita di voti, qualunquismo: in poche parole una tendenza ad abdicare alle libertà civili su cui molti si sono interrogati. Da Leopardi a Carducci che dichiarava "A questa nazione, giovine di ieri e vecchia di trenta secoli, manca del tutto l'idealità", fino a Gramsci che lamentava un individualismo pronto a confluire nelle "cricche, le camorre, le mafie, sia popolari sia legate alle classi alte". Per tacere di Dante con la sua invettiva "Ahi serva Italia, di dolore ostello!" e di Guicciardini con la denuncia del nostro amore per il "particulare". Con la libertà vera, faticosa, fatta di coscienza e impegno sembriamo trovarci a disagio, pronti a spogliarcene in favore di un qualunque Uomo della Provvidenza. Questo libro, un'indagine colta e curiosa su una pericolosa debolezza del nostro carattere, è anche un appello a ritrovare il senso alto della politica e della condivisione di un destino. La libertà, intesa come il rispetto e la cura dei diritti di tutti, non è un'utopia da sognare ma un traguardo verso cui tendere.
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Dettagli

2012
168 p.
  • Prodotto usato
  • Condizioni: Usato - In buone condizioni
5000089456328

Conosci l'autore

Giornalista, scrittore e conduttore televisivo. Dopo diverse esperienze giornalistiche come inviato per «L’Espresso», «Panorama» e «la Repubblica», approdò alla televisione e insieme al direttore di Raitre, Angelo Guglielmi, partecipò alla nascita della cosiddetta “TV-verità”, che cercava di istituire un rapporto il più diretto possibile con la realtà. Nacquero così Telefono giallo (1987-1993), una serie di inchieste a metà tra documentario e fiction su episodi della cronaca nera italiana – seguite da dibattiti in studio con testimoni o esperti che rispondevano alle domande dei telespettatori – e il programma di divulgazione culturale Babele (1990-1993), sorta di salotto letterario...

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