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Ho letto il libro dell'amico Luigi Rispo (co-autore Vitiello Antonio). Mi è piaciuto tantissimo. Soprattutto nel racconto delle due vite che, al momento cruciale della loro vita, si incontrano. Anche la parte riguardante la descrizione delle vie di Napoli di qualche decennio fa, nonchè l'atmosfera tragica del colera. Un pò meno bello (per i miei gusti di lettore) la fase in cui lo scrittore affronta l'argomento socio-politico-economico. All'amico Luigi l'augurio di tanti altri bei racconti. Giuseppe Montesarchio
Ci sono libri, ci sono storie, che raccontano molto di più di quello che leggi o di quello che senti. Ecco:"Il dirigente e la matricola" regala una di queste rare sensazioni. Nelle radicali trasformazioni delle aziende, due personaggi con vissuti diversi si mettono a nudo. Vivono l'occasione dell'incontro per attingere l'uno, la voglia di credere alla possibilità di un riscatto dalla precarietà e l'altro, la maturità di un uomo che sente il peso del passato e l'instabilità di un futuro a cui, sicuramente, anch'egli ha contribuito. Questa sorta di scambio di informazioni e di umori, che può apparire, in una prima superficiale lettura, un pò scontata, riflette l'incertezza della realtà dei nostri tempi e le mai colmate fragilità dell'essere umano. Ma il suggerimento che nasce da questo piacevole romanzo è l'esigenza di fermarsi ogni tanto a riflettere su se stessi e sul mondo che inevitabilmente cambia: è il cercare le nostre certezze per affrontare le incertezze del futuro.
E’un libro in cui il romanzo e la cronaca si fondano in maniera singolare.Il lettore,attraverso la narrativa e la descrizione della realtà,è condotto piacevolmente ad una sobria lettura,ma nel contempo riflessiva sulle tematiche più rilevanti e preoccupanti del mondo del lavoro di oggi.A mio avviso,la singolarità sta nel taglio descrittivo del libro, nell’alternanza narrativa della prima parte,quasi a voler stigmatizzare la naturale conflittualità dei due mondi descritti, che però talvolta può essere solo apparente,nel senso di formale, come gli scrittori hanno voluto significare, caratterizzando la seconda parte, con la simbolica unificazione descrittiva delle due dimensioni.E’un romanzo intriso di umanità, con punte di ironia,quella tipica del popolo napoletano, ma anche la cronaca delle difficoltà che i giovani incontrano oggi, per inserirsi nel mondo del lavoro.La lettura sempre scorrevole segue tale alternanza descrittiva. Il mondo del dirigente è traguardato con occhio in parte retrospettivo, piacevolmente indulgente verso i ricordi dei luoghi dell’infanzia, dell’adolescenza,delle prime esperienze di lavoro. Quello della matricola invece, con occhio proiettato verso il futuro, speranzoso in un miglioramento delle cose, seppur nella consapevolezza delle paure e delle difficoltà da superare. Nella seconda parte del libro,segnatamente nel finale, i due mondi si incontrano e si fondano attraverso l’identificazione delle due figure del dirigente e della matricola in una sola persona per condivisione di pensieri, di comportamenti, di emozioni. Colgo ciò che più mi piace rilevare. Così non mi esprimo sull’affascinante ipotesi prospettata dell’università del lavoro, quale possibile via d’uscita, di risoluzione del problema dell’impiego dei giovani, piuttosto mi avventuro nell’interpretare il messaggio che il libro vuole indirizzare, vale a dire la negazione della conflittualità generazionale, quando si condividono valori, principi, emozioni,non databili.Complimenti, il libro è per davvero bello.
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