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Dinamiche della ragione. Le rivoluzioni scientifiche e il problema della razionalità - Michael Friedman - copertina
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Dinamiche della ragione. Le rivoluzioni scientifiche e il problema della razionalità - Michael Friedman - copertina

Descrizione


La filosofia della scienza contemporanea si trova oggi di fronte a domande e dubbi lasciati in eredità da alcuni tra i maggiori epistemologi del Novecento. Ad esempio, dopo la celebre analisi di Thomas Kuhn circa la natura rivoluzionaria che può assumere il divenire scientifico in certe fasi, è legittimo chiedersi se sia possibile rintracciare una razionalità nel susseguirsi delle teorie e dei paradigmi. Hanno ancora un qualche senso le distinzioni tra a priori e a posteriori, dopo le radicali critiche di Quine? Inoltre: è possibile far emergere un ruolo proprio per la filosofia, senza farne una branca né una nemica delle scienze naturali, ma anzi facendola interagire con esse? Sono queste alcune delle questioni alle quali Michael Friedman tenta di rispondere anche attraverso un'attenta reinterpretazione di due delle grandi rivoluzioni scientifiche della nostra storia (quella di Newton e quella di Einstein), e un'originale disamina dell'epistemologia di alcuni dei maggiori filosofi dell'età contemporanea (Kant, Schlick, Carnap, Reichenbach, Quine, Kuhn). Il risultato è un testo che, a partire da una riconosciuta perizia storiografica, sviluppa una proposta teorica complessiva.
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Dettagli

2006
2 novembre 2006
187 p., Brossura
9788883357930

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vitaliano bacchi
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Fiedmann fa coincidere la filosofia con l'analisi logica ed eleva così il Wienerkreis a modello della epistemologia di scuola analitica: analisi logica, filosofia della scienza e razionalità sono quindi tutt'uno secondo la importante equazione di Carnap (pag. 54)fra il formalismo assiomatico hilbertiano e la teoria generale della razionalità, cioè la filosofia analitica vel logica pura. In questo senso l'opera costituisce un manifesto del razionalismo formalistico e puramente analitico ed una rivendicazione della nuova oggettività logica della scuola analitica neokantiana, sottratta cioè ad ogni elemento empirico o informale, considerato fattore deviante o confusivo nella gnoseologia razionalistica pura che l'opera difende regolarmente. Scienze formali, quindi, come matematica o diritto finiscono per avere nella filosofia o analisi logica la soluzione razionale dei loro problemi e delle questioni che vi si iscrivono, anche se a pagina 98 parafrasando Rorty nega l'equazione di ontologia formale fra ius et mathesis ed in ciò sta il limite evidente della sua cultura extragiuridica: è difficile ragionare in termini matematici se si è privi di cultura giuridica - e viceversa - perchè le leggi logiche matematiche soprattutto geometriche sono enunciati normativi cioè giuridici in senso prescrittivo. Dopo Cartesio siamo ancora in attesa del messia logico e cioè di un Legislatore (giurista) della Ragione (Legge)anche se la preferenza per l'assiomatica hilbertiana di questo autore tradisce la sua preferenza per la razionalizzazione o legittimazione degli enunciati scientifici su mere basi logico formali. L'ideale regolativo della Ragione, insomma, che ha la sua massima espressione nella geometria euclidea, paradigma assiomatico della Razionalità e cioè della filosofia come logica o teoria della Ragione. L'autore mantiene tuttavia il principio della realtà empirica come inderogabile piano di verifica dela Ratio Scientiae e ciò lo iscrive nella insuperata scuola del positivismo logico mitteleuropeo, l'alba della Ragione.

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