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Volevo complimentarmi con l'autore per il modo con il quale affronta un delicato argomento.Delicato perchè si potrebbe incappare nella faziosità e nell'ovvietà.Invece Griffo con lucidità ed onestà intellettuale pone l'accento su aspetti fondamentali della questione democristiana che illuminano di una luce nuova la visione ormai annebbiata che abbiamo dell'ordinamento politico-istituzionale del nostro Paese.Da tempo cercavo un aiuto per capire cosa possa aver causato il crollo del sistema DC,perchè non può essere riproposto e come mai ci troviamo in una così grave crisi d'identità.Griffo individua le cause,ne espone gli approfondimenti ma senza far intuire da che parte sta.Egli non accusa ma spiega,non giudica ma analizza.Non difende alcuno nè si erge a moralizzatore o a giudice supremo,come purtroppo tanti hanno fatto cavalcando l'onda dell'emotività popolare e dando sfogo alle loro frustazioni e all'odio covati negli anni passati.Meno che mai cerca giustificazioni a quanto di negativo c'è stato in quella esperienza.Finalmente un esempio di studio di un argomento,per giunta politico,senza essere trascinati nel baratro della faziosità,nella facile presa di posizione.Magari si trovassero altri autori di questa onestà e trasparenza!Grazie Maurizio Griffo.Continui così.
Recensioni
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I primi capitoli di questo pamphlet presentano una "lettura realistica" del sistema politico italiano dal 1945 al 1994 in termini di "maggioranza parlamentare centrista inamovibile" e "assemblearismo partitocratico a partito dominante". Il sistema, dominato dalla Democrazia cristiana, era marcato da immobilismo e insieme instabilità; escludeva l'ala destra e quella sinistra, dominate da forti partiti "non appetibili all'elettorato moderato"; manifestava una "scarsa permeabilità alle correnti di opinione" e non contemplava alcuna "responsabilità" di fronte agli elettori, poiché il dibattito manteneva un carattere "di astratta disquisizione" senza alcun rapporto con le "effettive politiche pubbliche". Le vicende internazionali e la progressiva separazione fra questo sistema di potere e la società, rapidamente trasformata dall'economia postindustriale e da un edonistico "individualismo di massa", hanno determinato la crisi del sistema democristiano culminata con la fine dei partiti tradizionali, la nascita di nuove formazioni, l'adozione di un sistema parzialmente maggioritario e il passaggio a una "forma bipolare" non più centrista ma orientata "sull'asse destra/sinistra con alternanza di governo". Griffo organizza il suo ultimo capitolo come un'energica difesa del bipolarismo cosiddetto all'inglese, minacciato da una strisciante "restaurazione neocentrista". La diagnosi è corretta ed è svolta con brillante argomentare, anche se la passione polemica suggerisce all'autore una valutazione "progressiva" del fenomeno Berlusconi (legittimandone gli aspetti meno candidi) in termini di "semplificazione" e "nobiltà della politica", che certo è discutibile. Quando si invoca una democrazia non solo diretta ma "immediata", con tutti i rischi demagogici del termine, saremmo davvero tentati di cedere alle lusinghe del "moralismo paranoide", che Griffo invece rifiuta come paradigma interpretativo.
Rinaldo Rinaldi
Cosa c'è che non va nella politica del nostro paese? L'Italia è davvero una nazione speciale, impossibilitata a un ordinato funzionamento della vita pubblica? Per dare una risposta articolata a questi interrogativi occorre abbandonare una prospettiva storico-antropologica e concentrarsi invece sui fattori politico-costituzionali.
Per il lungo dopoguerra l'Italia è vissuta sotto un regime democristiano. Con la fine dell'Unione Sovietica è finito anche il predominio politico della Dc. Tuttavia, il ceto politico democristiano ha ostacolato, con tutti i mezzi a sua disposizione, la più razionale organizzazione dei poteri che si stava realizzando empiricamente. Così, a oltre quindici anni dalla fine della Guerra fredda, il sistema politico italiano è ancora prigioniero della costituzione materiale dorotea, che permea come una seconda natura non solo il mondo politico, ma anche buona parte della classe dirigente.
Dimenticare la Dc è uno slogan riassuntivo che si potrebbe più articolatamente esprimere nei termini seguenti: cancellare la costituzione materiale dorotea, chiudere l'infinita transizione italiana, stabilizzare la democrazia dell'alternanza. Questo libro propone un'analisi della vicenda italiana che ha l'ambizione di porsi come un breviario di pronto utilizzo per poter meglio compiere questa indispensabile operazione.
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