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Il documentatissimo libro di Miccoli, autorevole studioso e professore di Storia della Chiesa all'Università di Trieste, rivela il tentativo dell'autore di "lasciare parlare i fatti", assumendo una posizione il più possibile distante da pregiudizi. Un'opera assai impegnativa e riccamente documentata dalle nutrita raccolta di prosa ecclesiastica. Dal 1963, anno in cui venne rappresentata l'opera drammaturgica di Rolf Hochhuth "Il Vicario", l'operato di papa Pacelli si è trovato improvvisamente al centro di un'ampia polemica, che si è ravvivata ancor più in questi ultimi mesi grazie alla processo di beatificazione in corso.
Pio XII era consapevole delle dimensioni del dramma dell'olocausto degli ebrei ma non volle di proposito denunciarlo, come accusa Hochhuth, oppure giudicò fosse meglio non prendere una dichiarata posizione su questo difficile e delicato argomento per scongiurare il pericolo di "mali peggiori"? Miccoli ribadisce che l'ambiente vaticano era consapevole delle atrocità naziste nei confronti degli ebrei, ma la Chiesa aveva la necessità di ribadire la propria neutralità e l'assenza di qualsiasi atteggiamento a sostegno di una delle due parti in lotta. Le critiche ai nazisti non potevano mettere a repentaglio la posizione dei milioni di cattolici (e delle migliaia di sacerdoti) tedeschi, né la sicurezza di Roma, dapprima al centro dell'Italia fascista e poi occupata dai tedeschi. L'attenta analisi di Miccoli ricostruisce la realtà non solo dei fatti, ma degli atteggiamenti mentali che determinarono le azioni e le omissioni. E sui fatti si fonda il giudizio conclusivo: l'"atteggiamento compromissorio" della Chiesa si rivelò inadeguato di fronte alla tragedia della guerra e della Shoah.
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