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Anno edizione: 2012
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A fronte di tanti discorsi edificanti sulla nonviolenza, sulla condanna delle guerre, l’autrice vuole offrire una pratica concreta per attuare un meccanismo che interrompa la violenza senza rinunciare a difendersi. Nella sua interpretazione vi sono due modalità di gestire le relazioni interpersonali, politiche, etniche, internazionali, di cui offre anche esempi concreti: il modello Maggiore/minore, quello che viene percorso solitamente, che prevede la violenza da una parte e la sofferenza dall’altra, chi esercita il potere della violenza e chi lo subisce, e il modello dell’Equivalenza, il quale rappresenta una terza via, che prevede la possibilità di difendersi senza causare sofferenza negli altri. Si tratta di un modello nonviolento strutturato coerentemente secondo principi logici e non secondo ireniche prospettive utopiche difficili da applicare, anche perché l’autrice lo utilizza costantemente nella vita quotidiana per la risoluzione dei conflitti interpersonali e internazionali. Il testo vuole essere un mattone sulla via della speranza, perché esiste un modo per non essere infelici nelle relazioni umane e sociali e questo è possibile adottando il modello dell’Equivalenza. Nell’ultima parte si prende coscienza del fatto che a volte è difficile passare ad una posizione di Equivalenza quando si è sofferto molto per mano di qualcuno, sia in ambito privato sia a livello internazionale, tuttavia la sfida è proprio quella di avere fiducia nelle persone, una fiducia nel potere che hanno le rivoluzioni nonviolente di cambiare in meglio la realtà. Per fare ciò, oltre alla fiducia, occorre saper leggere attentamente nel proprio cuore i propri sentimenti, ascoltare l’altro in una incrollabile disposizione all’incontro, al dialogo, al confronto.
Recensioni
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