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Le carte stradali Michelin sono diventate navigatori gps; i telefoni fissi sono silenziosamente scomparsi dagli ingressi delle nostre abitazioni. Le cose, talvolta, segnano distanze istantanee tra generazioni, per il resto, ancora vicine.
Questo libro segue la traiettoria di dieci oggetti che sono cambiati sotto i nostri occhi. Osserva chi li utilizza ancora e chi non li degna piú di uno sguardo. Si domanda cosa accada in quel passaggio. Se nel momento in cui un oggetto diventa desueto qualcosa che era in esso vada perduto; se qualcosa muti in noi, dopo che lo abbiamo abbandonato: dalle mappe al telefono, dalla penna alla lettera, dalla macchina fotografica ai giornali. Cosí gli oggetti di uso comune, molte delle tecnologie che utilizziamo ogni giorno, potranno essere considerate come i punti cardinali su una bussola. Raccontano chi eravamo e chi siamo diventati.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il saggio è dedicato a dieci oggetti che hanno fatto parte della nostra quotidianità per molti anni, e ora non vengono più usati. Sono morti. Desueti, ridicoli, addirittura imbarazzanti. Eppure sono stati compagni fedeli delle nostre esistenze, quasi parenti stretti e insostituibili. Il libro parla di loro, dell’autore, di ognuno di noi, collegando passato e futuro, privato e pubblico. Che fine hanno fatto le enormi mappe stradali, complicatissime da ripiegare dopo averle consultate con estrema difficoltà (come riuscivamo a districarci tra i vari colori delle strade, i nomi quasi illeggibili dei paesini, le distanze segnalate in chilometri da addizionare?). E il telefono, quello grigio o nero SIP, con la rotella di composizione, e poi con la più moderna tastiera, appeso all’entrata o appoggiato su una credenza, con quale supponente stupore verrà giudicato da un adolescente di oggi, abituato allo smartphone, agli sms, a WhatsApp: cosa resterà a testimoniare l’esistenza delle cabine a gettone, se non qualche film d’antan? Massimo Mantellini ci racconta gli “oggetti orfani” - quelli che abbiamo seppellito -, con affettuosa nostalgia, recuperando ricordi della propria infanzia, e abitudini collettive dimenticate: lo fa citando viaggi, incontri, romanzi, testi filosofici, spettacoli teatrali e cinematografici. Senza esimersi da considerazioni teoriche importanti, velate da un rimpianto non classificabile come conservatore o passatista, ma certo caratterizzato emotivamente: “La tecnologia brutalizza gli oggetti morti, li sostituisce senza ripensamenti, scioglie ogni poesia che li avvolge. Sposta le cose della nostra vita dall’ingresso di casa alla cantina, e poi dalla cantina alle aste di modernariato su eBay o alle teche di qualche museo del design. E in questo processo di rapida sostituzione anche una parte della nostra umanità rischia di essere cancellata. Fino a un mondo nel quale gli oggetti smetteranno di essere connessi a noi e perderanno ogni importanza”.
Recensioni
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