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Si aspettava da anni come una nave stracolma di tesori. Ora l'approdo ha reso evidenza questa promessa. Muovere mezzo passo attorno a questa cattedrale dello spirito è come soffiare a favore di vento mentre alle spalle ci sospinge ogni turbine d'aria. Ma si tenta, si azzarda, come chi prende la mira in un deserto e centra lo stesso il suo bersaglio di dentro. Cos'è del resto un diario se non l'informe prova che la vita divora ogni suo istante, l'inservibile smalto di una penna nel sempre abitato dall'ombra, custodia di smarrimenti e nuvole, di preziosità istantanee simili a regali inattesi: "Bisognerebbe poter restare in bilico sul crinale del mito e fissare nello stesso tempo l'orizzonte a sguardo calmo. Possibilità rarissima, ma la sfida è quella, nessun'altra credo". E' quello che succede leggendo i due volumi qui presenti. L'animo si allarga e si sconvolge, perchè un diario è un concerto di assoli magnifici. Non so pensare altra definizione se non questa, un unico che ruota il suo asse interiore senza mai smettere di farsi avvolgere dai suoi multipli, dai parti delle sue tante fatalità. L'idea di vita, di poesia, di rincorsa e di sogno, caldi come esseri vicini, a un passo da noi, e tuttavia stregati da un qualcosa come nemici fissi. Chi è capace di dominare aliti così contrastanti? Solo un diario, un giuramento di frasi identiche a sorsi impagabili, ma il cui esito è altra sete, tanta tantissima altra sete. Meraviglioso! Così soltanto si annusa la lucentezza di questa prigione per privilegiati, questo slittare di amore e sensazione, carenza e presa, addio e ripetizione. Ci si rigenera e ci si abbatte, sempre, costantemente, giacchè questi sono i colpi che il cammino riserva. La scrittura, questa almeno, però ce la fa a trarne accordi per angeli, e basta già. La legge è più o meno questa allora: da un Diario non si esce mai se non per quel viaggio senza biglietto che non possiamo che accettare, Noi miseri ospiti delle sue stazioni. Incandescente esperienza.
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